Emergenza Nomadi La soluzione si allontana
Ci risiamo. Come avevamo anticipato ieri, augurandoci tuttavia che non avvenisse, il sindaco è rimasto vittima della sindrome Nimby (non nel mio cortile). Il match fra il Campidoglio e il XVI Municipio è finito zero a uno. Gianni Alemanno aveva inviato le ruspe a Villa Troili per allestire la prima tendopoli inserita nel piano d'emergenza per i rom. Dopo i «no» del presidente del mini-comune Fabio Bellini, che però appartiene all'opposizione, sono arrivate le critiche «interne» dei presidenti della Commissione Politiche Sociali e di quella sulla Sicurezza Giordano Tredicine e Fabrizio Santori. E il primo cittadino ha chiesto al Prefetto di fermare definitivamente i cingolati, fonte di tante polemiche. «Ho incontrato il presidente del XVI Municipio, la Giunta Municipale e i consiglieri del Pdl del XVI Municipio. Al termine dell'incontro ho chiamato il prefetto Pecoraro, commissario straordinario per l'Emergenza Nomadi nel Lazio, e gli ho espresso il parere negativo definitivo alla realizzazione della tendopoli a Villa Troili», ha spiegato Alemanno. Il motivo? «Il luogo scelto è troppo vicino alle abitazioni e l'impegno preso con i cittadini deve essere salvaguardato», ha precisato. Una scelta salutata con soddisfazione da Santori, che aveva definito la tendopoli «inopportuna» poiché avrebbe gravato «ulteriormente su un'area che per oltre cinque anni» ha subito «un insediamento nomadi in una zona densamente popolata». Di più. Per il presidente della Commissione sicurezza del Comune si è trattato di «una vittoria per tutti i cittadini e per il sindaco, che ha sensibilizzato l'attenzione del prefetto...». Bellini, naturalmente, gli ha fatto eco, soddisfatto per la conclusione della trattativa e l'avvio (anche se tardivo) di un percorso condiviso fra i due enti territoriali. Il mini-sindaco aveva illustrato, inoltre, i motivi della sua intransigenza: «...c'era stata la presenza del Residence Bravetta per 25 anni, del campo nomadi di Villa Troili per sette, oltre che della struttura della Monachina ancora presente» e poi la Massimina «ospita la raffineria, la discarica e il gassificatore». Bene. Anzi, male. Indubbiamente, quell'area ha già i suoi problemi e non sarebbe giusto aggravarla con altri. E allora? Che fare? Il Campidoglio, si apprende, cerca soluzioni alternative. A cosa? Alle tendopoli? A Villa Troili? Non si capisce. Forse lo sapremo oggi, dopo l'incontro organizzato tra Alemanno, Questore, Prefetto e ministro dell'Interno. «Ho sentito Maroni questa mattina - ha detto ieri il sindaco - Stiamo mettendo a punto un piano molto significativo e positivo sia sul versante della sicurezza che su quello della solidarietà». Intanto, anche ieri gli abitanti della zona hanno manifestato contro il «camping» rom e Bellini ha denunciato di aver scoperto che «il piano nomadi non esiste, che dopo aver cominciato i lavori per la tendopoli a Villa Troili, forse non si faranno più le tendopoli e che servono altri soldi in quanto quelli stanziati fino ad ora sono stati spesi inutilmente per gli sgomberi». Non solo. Anche Forza Nuova sottolinea il fallimento del Piano e annuncia che domani raccoglierà le firme contro l'ipotesi di una tendopoli a La Rustica. Insomma, i rom non li vuole nessuno. Questo è chiaro, è un dato acquisito e ormai si può dire fossilizzato. Ma da qualche parte bisognerà sistemarli, specialmente alla luce di tragedie come quella dell'Appia. E un sindaco di destra, decisionista e deciso sembrava poter trovare la soluzione all'annoso problema. La verità, però, è che non si tratta di essere «duri e puri» o aperti ai compromessi. La questione rom è complessa, intricata, cicatrizzata dal tempo. Per affrontarla è necessario lo sforzo congiunto di amministratori, cittadini e diretti interessati. Una sinergia che appare lontana anni luce dalla realtà.