Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

I bimbi arsi vivi erano chiusi a chiave

La madre dei quattro bimbi rom morti carbonizzati nell'incendio della loro baracca su via Appia Nuova a Roma

  • a
  • a
  • a

Sono le otto e mezza di domenica sera. Fa freddo. Le temperature la notte fra il sei e il sette febbraio raggiungeranno una media di quattro gradi. Mircea Erdei e la moglie Elena Moldovan, che vivono con i figli Eldeban, di tre anni, Sebastian, di 11, Elena Patrizia, di otto e il nipotino Raoul, coetaneo della bimba, escono per andare a comprare la cena in un vicino McDonald's. I bambini stanno dormendo nella baracca di legno, cartone e lamiera che sorge in un micro-campo abusivo sull'Appia Nuova, a Tor Fiscale. Prima di allontanarsi, però, i due lasciano una candela accesa nel miserabile e gelido alloggio e chiudono la porta dall'esterno. Un dettaglio importante. La causa all'origine della tragedia costata la vita ai quattro piccoli rom, che messi tutti insieme arrivavano appena a trent'anni. Un particolare che forse spingerà i magistrati a modificare e ad «arricchire» il capo d'imputazione contestato ai coniugi, già indagati per abbandono di minorenni. Alla prima ipotesi di reato, infatti, non è escluso che presto possa aggiungersi quella di omicidio colposo, peggiorando decisamente la situazione giudiziaria di Elena e Mircea. Lo hanno stabilito l'autopsia portata a termine venerdì all'istituto di Medicina Legale de «La Sapienza», i cui esiti sono stati resi noti ufficialmente solo ieri, e i due rapporti consegnati al pubblico ministero Cristina Palaia, titolare delle indagini sul rogo mortale. I quattro bambini sono deceduti per asfissia da monossido di carbonio durante il sonno. Sui loro corpi non c'erano lesioni. Non avrebbero neppure tentato la fuga. E non si sarebbero accorti della fine atroce che si stava preparando per loro. In base alle relazioni tecniche della polizia scientifica e dei vigili del fuoco, poi, sarebbe emerso che le fiamme sono divampate a causa di una candela lasciata accesa all'interno della casupola.   L'otto febbraio, invece, la madre aveva assicurato ai cronisti di non aver lasciato candele accese e di ricordare che il braciere era rimasto fuori dalla baracca. Un altro dettaglio importante riguarda la porta dell'improvvisata abitazione. Agenti e vigili del fuoco in forza allo speciale Nucleo investigativo antincendio (Nia) avrebbero stabilito che la porta della baracca era chiusa dall'esterno. Quindi, anche se i piccoli si fossero svegliati per il calore prima di essere soffocati e avvelenati dal fumo, non avrebbero avuto via di scampo.  

Dai blog