Bimbi rom morti per superficialità
Raul aveva quattro anni, Fernando cinque, Patrizia, ne aveva otto e Sebastian undici. A una settimana dall'orribile rogo della baracca nel campo nomadi di via di Torre Fiscale all'Appia Nuova, è il caso di chiamare per nome i quattro bambini nomadi arsi vivi. Si potrebbe iniziare da qui, dando concretezza alle parole di Benedetto XVI che nell'Angelus di ieri ha voluto ricordare quanto accaduto in quell'anonima baracca di quell'anonimo campo nomadi. «Tanta tragedia impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell'amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto. E questa domanda - ha aggiunto il Vescovo di Roma - vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi». In piazza, sotto la finestra del Pontefice anche un centinaio di nomadi e tra loro i genitori, i fratelli, i cugini e gli zii di Sebastian, Patrizia, Fernando e Raoul, le cui spoglie, ha detto il padre Erdei Mircea, saranno portate in Romania la prossima settimana. Un pianto straziante, quello dei genitori, quando hanno sentito il Papa ricordare i loro figli. «L'idea di venire in piazza San Pietro - spiega Paolo Ciani, responsabile della Comunità di Sant'Egidio per i rom e i sinti - è venuta dopo la veglia di preghiera del 9 febbraio in memoria dei piccoli rom, perché in quella occasione il vicario di Roma, card. Agostino Vallini, disse che il Papa pregava per loro: volevamo ringraziarlo per questa preghiera, certo non ci aspettavamo addirittura che ricordasse con tanta forza questa tragedia, gliene siamo tutti davvero grati». E l'intervento del Santo Padre non poteva non suscitare reazioni più o meno istituzionali, più o meno politiche. Se il sindaco Alemanno coglie l'appello del Papa come uno stimolo soprattutto per «le istituzioni che devono procedere il più rapidamente possibile nel realizzare il piano di emergenza per i nomadi», la presidente della Regione, Polverini ha «teso la mano» sostenendo che «dobbiamo tutti sentirci responsabili e impegnarci per accelerare, anche attraverso la sinergia delle istituzioni, azioni volte a chiudere i campi abusivi». La butta tutta in politica invece il segretario regionale del Pd, Vannino Chiti: «Le parole del Papa fungano da monito per tutti: con maggiore solidarietà si sarebbe potuto scongiurare la tragedia dei quattro bambini. Proprio sul fronte dell'integrazione, oltre che su quello della sicurezza, la politica di Alemanno si è rivelata un fallimento. La propaganda ideologica con cui la destra ha preso in giro i romani, le armi di distrazione di massa usate in campagna elettorale sono una grave responsabilità politica di cui oggi devono rispondere». Sulla stessa linea anche il consigliere capitolino Pd, Paolo Masini. Replica il delegato alla Sicurezza del Campidoglio, Giorgio Ciardi: «Il Pd strumentalizza le parole del Pontefice». L'idea di quella comunità più solidale, fraterna e cristiana sembra essere ancora ben lontana dal trasformarsi in realtà.