Lottizzazioni e spoil system non c'entrano
Rimpastie politiche culturali vanno affrontate con un progetto politico chiaro. Parola del deputato Pdl Fabio Rampelli, capocorrente dei «gabbiani» che sul possibile recupero in giunta comunale di Laura Marsilio è lapidario: «Sono un militante, le lottizzazioni le combatto. Laura e Fabio De Lillo meritano per capacità e consenso, non perché miei amici. Mi aspetto solo che le linee di governo della città siano condivise, perché chi si isola perde». Dove si dovrebbe notare la discontinuità di Alemanno da Veltroni? «Innanzitutto sulla cultura perché è qui che si deve dare accesso a una visione del mondo discriminata per decenni. Ma non è andata così». Perché? «La coda di paglia, un ingiustificato complesso d'inferiorità. La cultura è nelle mani della sinistra e di alcune consorterie. L'assetto delle istituzioni culturali è rimasto invariato. Le poche nuove persone inserite sono autoreferenziali, esperte nel monopolizzare le strutture». Invoca lo spoil system? «Non servono commissari politici, ma concorsi pubblici per manager motivati che rendano la cultura dinamica. Pari diritti per persone di destra e di sinistra. Non ci sono santoni e occorre coinvolgere generazioni che si stanno isolando in una produzione autonoma. La sinistra mente nell'esibire le performance dei manager veltroniani. I dati non tornano e tra poco li presenteremo. Ad esempio, il maestro Colabianchi all'Opera: è stato mandato via nonostante abbia ottenuto grandi risultati. Con lui era tornato il Mefistofele e si erano risparmiati due milioni. Poi c'è la lirica, monopolizzata da alcuni ambienti». Ce l'ha con Croppi? «Croppi un'idea di cultura l'aveva. Ne condivido l'allergia al kitch e l'onestà. La destra però ha temi che non sono emersi. Un governo di destra non può metterla nelle mani di manager di sinistra mascherati da tecnici. La cultura non è aritmetica: chi fa programmi e palinsesti dà un'impronta». Per esempio? «Fuortes, l'Ad dell'Auditorium, messo da Bettini. Sono loro che hanno sempre voluto gente con la tessera in tasca. Contesto l'efficienza e la neutralità delle loro scelte culturali e dimostrerò di avere ragione». Ma qualcosa di buono o di destra è stato fatto? «La reinterpretazione delle tradizioni: il ritorno del Carnevale più antico del mondo, il Natale di Roma ai Fori, la Girandola di Castel Sant'Angelo, le Notti a tema al posto della Notte bianca, la mostra del Caravaggio e quella di Michelangelo architetto. È di destra organizzare i viaggi ad Auschwitz, ma l'ha fatto Veltroni. È di destra inserire la conoscenza delle foibe, della Primavera di Praga e di Hiroshima: l'ha fatto Laura Marsilio. Se cambiassimo domani la governance, avremmo un solo anno per fare risultati. La programmazione è pluriennale». E sul Teatro Valle? «Non possiamo subappaltarlo a un artista-impresario. La Commedia dell'Arte sta per essere riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità. Ci viene invidiata, noi la snobbiamo. L'Italia deve promuoverla e può farlo lì». Ma alcuni personaggi sono molto noti... «Chi l'ha detto che è un fatto positivo? Nomi spompati per avere facile pubblicità che, talvolta, neanche accettano. L'ultracomunista Fuksas con i suoi ecomostri che vuole darci lezioni d'urbanistica... Lui è la continuità, noi il cambiamento. Saremmo incompatibili». Perché non voleva la Formula Uno? «Per attrarre turisti c'è l'immenso Parco archeologico che va dall'Appia antica al Circo Massimo, dal Palatino al futuro Museo di Roma, dai Fori alla Domus Aurea. Un giacimento inestimabile che vuole un assetto unitario, da ciclo-pedonalizzare e attrezzare, anche con l'aiuto dei privati, e offrire all'umanità». Quali altri progetti propone? «Il rifacimento di piazza San Cosimato. L'eliminazione dell'ascensore dall'Altare della Patria: due impegni elettorali. La costruzione del Porto di Ripetta e la ricucitura e l'uso delle Mura aureliane, opere da programmare per quando potremo permettercele. Farei della Festa del cinema una festa popolare, inutile copiare Venezia. La destra deve avere come idea la città dell'identità, del pluralismo e dell'innovazione. Se tagliamo tutti i fondi sarà impossibile realizzarla».