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Mito Lagerfeld

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diKATIA PERRINI Gli occhiali neri, i guanti di pelle nera senza dita e le dita piene zeppe di anelli d'argento. Gli abiti, rigorosamente neri. Così come la cravatta. Unica concessione al colore, il bianco dei colletti e delle camicie. E poi un «oggetto» dal quale, a partire dal 1987, non si stacca mai: la macchina fotografica. Karl Lagerfeld è un mito assoluto dei nostri tempi. Lo stilista più richiesto del panorama internazionale. Suoi gli abiti firmati Chanel, sue le creazioni di Fendi, oltre che le collezioni che portano il suo nome e ora pure una «capsule» (ossia una mini collection) per Hogan (il marchio giovane del gruppo Tod's) che sarà presentata il 4 marzo a Parigi. Tutti lo vogliono, tutti lo osannano. Lui, nascosto dietro quelle lenti scurissime, si rende ancora più inaccessibile. Per imparare a conoscerlo di più, però, in città c'è un'occasione unica. Dal 16 febbraio e sino al 10 aprile al Chiostro del Bramante prende vita la mostra fotografica «Karl Lagerfeld - Percorso di lavoro». L'esposizione, inaugurata a Parigi lo scorso settembre, sbarca nella Capitale con il patrocinio di AltaRoma. Due le sezioni, la prima immersa nel fashion system tra ritratti, paesaggi e architettura, la seconda invece incentrata sull'aspetto più sperimentale del suo lavoro applicato anche allo sviluppo e alla stampa. Ci sono gli shooting fotografici pubblicitari e i servizi per i principali magazine internazionali. Ma anche gli scatti più intimi fissati durante i suoi viaggi o le passegiate attraverso le strade di Parigi. Non ama chiamarle fotografie, Lagerfeld. Le sue creature le definisce «immagini». E spiega: «La fotografia fa ormai parte della mia vita. Essa rappresenta la quadratura del cerchio delle mie "ansie artistiche e professionali". Non sono più capace di guardare la vita se non considerandola attraverso questa visione. Guardo il mondo e la moda con l'obiettivo fotografico. Questo conferisce al mio lavoro di base un distacco critico che mi aiuta molto più di quanto sospettassi». Per questo le foto che vedremo al Chiostro del Bramante ci diranno molto del Lagerfeld artista a tutto tondo. Che oggi arriva ad ammettere che il suo successo nel campo della moda «si sia intensificato da quando mi dedico alla fotografia». E ancora: «Il materiale nel quale mi riconosco è la carta. È il mio materiale preferito, è il punto di partenza di un bozzetto e il risultato finale di un'opera fotografica». Nell'era del digitale a tutti i costi, con ritocchi annessi, sentir parlare di carta fa bene al cuore. E alla vista. (Nella foto grande Lara Stone, immortalata da Lagerfeld per Harper's Bazaar)

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