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"I bimbi si salvano con i genitori"

Una bambina durante lo sgombero del campo

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I bambini rom si salvano solo insieme alle loro famiglie. E i campi nomadi sono uno spreco di denaro pubblico. Anzi, peggio. Rappresentano un modello di segregazione. E tra vent'anni il problema si ripresenterà. Allora, che fare? Semplice: dare a questa gente un'opportunità, trovargli un lavoro e lanciare un piano di edilizia sociale che riguardi tutti i «poveri», italiani e non. Insomma, rendere autonome le famiglie zingare. Luca Cefisi, che ha appena pubblicato per la Newton Compton il libro-inchiesta «Bambini ladri» e ha collaborato alla stesura delle legge sull'immigrazione della Regione Lazio, sfata i luoghi comuni e invoca iniziative politiche coraggiose per risolvere definitivamente la «questione rom». Lei non crede negli affidamenti dei minori che vivono in baracche? «I bambini si salvano con le famiglie. È un'ipocrisia sostenere che la mamma ventenne è cattiva e il figlio di tre anni è buono. E la pressione sugli affidi non è sincera, rappresenta una sorta di genocidio mascherato». Ma se vivono in condizioni di degrado? «Allora anche gli scugnizzi che vivevano nei bassi napoletani andavano tolti alle madri...». E se rifiutano l'assistenza? «Che assistenza? Dare un alloggio a mamme e bimbi ed escludere i padri è un meccanismo ricattatorio. È chiaro che non l'accettano». Gli sgomberi sono una soluzione? «Prendiamo molti rom fuggiti dall'ex Jugoslavia nei primi Anni '90. Con il regime comunista avevano almeno una casa. Qui si sono ritrovati alle periferie della grandi città senza accoglienza e assistenza. I loro figli sono cresciuti senza patria, status sociale, residenza. Vogliamo illuderci che se li tormentiamo con gli sgomberi se ne andranno? E poi sia Amato che Mantovano, sinistra e destra insomma, hanno ammesso che non sono rimpatriabili. Sarebbe solo un criminale spreco di risorse e di speranze». Parliamo di risorse. Molti pensano che i soldi per i rom siano sprecati... «Alemanno chiede 30 milioni per i campi, un errore condiviso dalle giunte di centrosinistra, perché costano molto e spingono alla segregazione. Si spende denaro non per risolvere il problema, ma per perpetuarlo». E allora? «Bisogna farli uscire dai campi, non concentrarli là dentro. Occorrono politiche che rendano autonome le famiglie per uscire dal bivio tra furti e accattonaggio. Ci vogliono case e occupazione. Ma se vivi in un campo nessuno ti dà un lavoro». Però anche molti italiani non hanno casa e lavoro. È giusto privilegiare i rom? «Se sono italiani sono uguali agli altri. Se non lo sono, bisogna decidere se devono diventarlo o no. Il problema si risolve aiutando tutte le persone in stato d'indigenza. Da quanto tempo a Roma non si fa un piano di edilizia sociale? Non ci sono risorse e poi chiedi 30 milioni per i campi? Si potrebbe spendere meno e dare a queste famiglie un assegno di povertà e un alloggio, evitando così furti e accattonaggio. Altrimenti tra vent'anni avremo la quarta o quinta generazione di rom cresciuti nell'illegalità e nella segregazione».

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