L'ironico sessantenne innamorato delle donne
Daun amico della sua stessa età un giorno però Gianni sente parlare di donne cui molti altri suoi coetanei sarebbero legati in segreto da rapporti erotici. Perché non mettersi anche lui su quella strada? Ci prova, ma il suo carattere dimesso, la sua educata discrezione, i suoi modi così diversi dai tempi turbolenti e frenetici in cui vive, gli fanno far sempre fiasco. Rimarrà una vittima di tutti, anzi di "tutte", e se in un finale sembra vincere, in realtà è solo un sogno frutto di una droga accidentalmente ingerita L'opera seconda, come regista, del noto sceneggiatore Gianni Di Gregorio che, con la sua opera prima, "Pranzo di Ferragosto", aveva felicemente sorpreso tutti ad una Mostra veneziana mietendo, subito dopo, una serie fortunata di premi di rilievo. Dovrebbe accadergli di nuovo con il film di oggi che ha il dono di una narrazione quieta, senza scosse, fiorita ad ogni svolta da situazioni sempre raccolte, sottili, quasi sommesse, attraversate da personaggi, come il principale, studiati con delicatezza in ogni dettaglio, alla luce di psicologie sempre all'insegna della cronaca minuta ma anche accese non di rado da bagliori non lontani da una certa poesia. Specie quando il deluso sconforto del protagonista vien fatto insensibilmente scaturire da meditazioni molto intime sugli anni che passano, con la loro minaccia di una vecchiaia sempre più vicina e sempre più prodiga di effetti desolanti. Tutti i personaggi, e non solo quello al centro - un intenso, malinconico Di Gregorio - hanno lo stesso nome che hanno gli interpreti nella vita. E anche questo aggiunge verità alla finzione.