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La madre accusa: "Li hanno uccisi"

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Rom nel campo abusivo di via Appia Nuova dove sono morti carbonizzati quattro fratellini

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«Non credo a un incidente. Ho chiesto alla polizia di indagare e rinnovo il mio appello agli investigatori: voglio la verità. Il braciere era fuori, distante dalla baracca e le candele all'interno erano spente, non le avrei mai lasciate accese. Quando rientrerò in Italia contatterò un avvocato per una denuncia contro ignoti». Nel giorno in cui la Procura di Roma li ha indagati per abbandono di minori, i genitori romeni Elena Moldovan e Mircia Erdei, gettano un velo d'ombra sulle cause del rogo che domenica sera in via Appia Nuova ha ucciso i tre figli e un nipotino, dai tre agli 11 anni. Ieri circondati dai parenti, i due sono tornati in quello spiazzo di cemento circondato dall'erbaccia, diventato un cimitero con mazzi di fiori e giocattoli, dove ci sono ancora tre baracche. Prima la mattina poi di nuovo il pomeriggio hanno pianto dove la morte ha preso i loro figli. Ma oltre alle lacrime, la donna sulla vicenda ha versato anche il cupo sospetto che domenica sera la mano di qualcuno che sapeva che i piccoli erano da soli in baracca, i genitori lontani, al McDonald's per la cena, e l'altra figlia, la diciottenne Bianca, a prendere l'acqua alla fontanella, abbia appiccato le fiamme che in un minuto hanno avvolto i quattro corpicini nel sonno. «Mi ero allontanata solo per dieci minuti - sottolinea la donna - I bambini dormivano, non erano soli perché nella baracca di fronte c'erano i miei cognati. Sono sicura che quando sono uscita non avevo lasciato nessuna candela accesa». È la prima volta che i coniugi tirano fuori l'altra terribile versione dei fatti. Lunedì mattina, quando sono andati negli uffici della Squadra mobile in Questura, non ne hanno fatto parola. L'accusa dei magistrati non spaventa la donna: «Sono indagata? Se vogliono che vada in galera sono pronta ad andarci. Cosa devo fare? Uccidermi? Mi ero allontanata solo per dieci minuti». E lo stesso dice il marito Mircia. «Se per i miei figli devo andare in galera ci vado. Io ero solo andato a prendere da mangiare. Non sono andato al centro di accoglienza in via Salaria perché mi ha ospitato mia sorella, nel suo appartamento a San Giovanni. È vero che abbiamo subito trenta sgomberi in dieci anni - aggiunge - ma quando sono arrivato a Roma, nel 2001, ero da solo. La famiglia mi ha raggiunto in seguito». Al vaglio della magistratura c'è anche la posizione della figlia maggiorenne, Bianca, che si era assentata per andare a prendere l'acqua. Slittata a venerdì, invece, l'autopsia sulla piccole salme, rinvio dovuto alla nomina un giudice tutelare per i bambini dopo la sospensione della patria potestà dei genitori. Dopo i funerali in Romania.

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