Dalla carta di debito all'usuraio
Rita ce la faceva. Anche se era rimasta vedova, aveva la casa di proprietà, una pensione poco sotto i mille euro e un figlio con un impiego. Tutto è cominciato quando il «ragazzo» ha perso il lavoro. La donna ha chiesto un prestito con cessione della pensione, rinunciando ogni mese a un quinto del reddito. Poi Rita si è fatta prestare altro denaro da una società finanziaria. E la richiesta del condominio della sua quota per portare a termine un intervento di ristrutturazione nel palazzo, circa diecimila euro, per Rita è stata la classica goccia. Il vaso è traboccato. Il suo bilancio familiare è saltato. Un brutto giorno l'ufficiale giudiziario ha bussato alla sua porta e le ha pignorato i mobili. Così la povera vedova si è rivolta all'Ambulatorio Antiusura, una onlus presieduta dall'avvocato Luigi Ciatti, per accedere al fondo di prevenzione del Tesoro. Ma Rita non è sola. Il 29 per cento delle persone che chiede assistenza all'Ambulatorio è composto da pensionati. Anziani poco informati dei meccanismi finanziari, sicuri di poter trascorrere una vecchiaia tranquilla dopo anni di lavoro e che, invece, finiscono nelle grinfie delle finanziarie e da queste, spesso, nelle mani soffocanti degli usurai. Un fenomeno in aumento dopo che, un paio di anni fa, è stato consentito che anche le pensioni (come già gli stipendi) potessero essere date in cessione per pagare un prestito. «Il sovraindebitamento di queste persone, che poi porta a rivolgersi agli usurai - spiega Ciatti - nasce nella maggior parte dei casi dall'uso delle revolving cards, carte d'indebitamento che ti consentono di fare acquisti subito e di restituire la spesa in "comode" rate mensili di 30-40 euro. Però, chiedono interessi fino al 23 per cento, quando la soglia del tasso d'interesse stabilito dalla legge è di poco più del 25. Quindi si tratta di percentuali molto vicine a quelle degli strozzini. Una trappola per tutti - continua Ciatti - e ancora di più per persone che magari non sono pratiche del settore e non sono state informate in modo adeguato». Un altro fenomeno è quello della delega a ritirare la pensione. L'usuraio la incassa per conto del suo debitore, al quale (fatti i suoi sporchi calcoli) dà solo quello che avanza. «Nel primo caso - osserva Ciatti - è necessaria una capillare opera d'informazione e, assieme alla Fnp-Cisl, stiamo lavorando a un opuscolo da distribuire con la pensione che illustri procedure e rischi. Nel secondo, invece, sarebbe il caso di sottoporre le deleghe a controllo. Se uno ne ha dieci o venti, vuol dire che qualcosa non va...».