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Attentato in un bar-pasticceria di Valmontone

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Gliinquirenti ne sono certi. Le indagini dei carabinieri, partite dopo lo scoppio che la notte tra il primo e il due febbraio scorso ha raso al suolo l'esercizio commerciale, parlano di attentato. Una ritorsione contro Massimo Salvati, nato a Segni e sposato con due figli, che gestisce il locale da circa cinque anni. I militari di Valmontone, giunti subito sul posto, avevano incaricato i reparti speciali (Ris e reparto operativo) per compiere gli accertamenti che oggi hanno dato esiti precisi. I Vigili del fuoco hanno rinvenuto nel retro dell'edificio saltato in aria una bombola di gas diversa da quella usata normalmente dal gestore. Era accostata al muro e con un tubo (che la collegava a un timer) infilato attraverso un buco esterno realizzato ad hoc. Per fortuna dopo l'esplosione non ci sono state conseguenze per le persone, mentre i danni materiali ammontano a circa 500 mila euro. Il gestore del bar ha raccontato di essersi recato nel locale proprio la sera dello scoppio intorno alle 19 per mettere a lievitare i cornetti che avrebbe venduto il giorno dopo. «Ma a quell'ora - ha raccontato l'uomo ai carabinieri - non ho sentito nessun odore di gas nel locale». Anche perché se ci fossero già state fuoriuscite, lo scoppio sarebbe avvenuto all'accensione degli interruttori della luce.

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