Omicidio di Corcolle, preso il fuggiasco
Aveva già fatto le valigie mettendoci dentro anche uova, sottilette di formaggio e tre telefonini. Invece il presunto omicida di Corcolle è stato fermato in anticipo dai carabinieri del Gruppo di Frascati guidato dal colonnello Rosario Castello. È stato bloccato a Corcolle a casa del padre, prima che partisse con un'auto Clio nera presa a noleggio dando i dati personali della sorella e diretto non si sa dove, e prima che lo trovassero gli amici killer dei due ragazzi: il ventenne Carlo Ciufo ucciso con due colpi di pistola alla nuca e Alessio Nataletti, di 28, con la spina dorsale lesionata dal terzo proiettile. È finita così la fuga breve di Enrico Lanoni, 48 anni, sposato e padre di una figlia, con qualche precedente per furto. I magistrati di Roma hanno emesso il provvedimento di fermo confermato dal giudice che ha disposto la reclusione in carcere. Gli investigatori del Nucleo investigativo guidato dal colonnello Marco Aquilio sono convinti che la sera del 24 gennaio sia stato Lanoni a premere tre volte il grilletto della pistola calibro 7,65. L'arma non è stata trovata. Molto altro sì. Il movente? Quasi sicuramente una questione di soldi ma non si sa se legata a dosi di droga che Ciufo avrebbe venduto a Lanoni e questi non avrebbe pagato, oppure a un prestito che l'indagato tardava a saldare. Questa la ricostruzione dei fatti. Alle 22 i tre devono incontrarsi a Corcolle, in via Maiolo, una strada senza uscita. Arrivati sul posto, scendono dalla Matiz Nataletti e Ciufo il quale dice alla sua fidanzata di spostare la vettura più in là. Lanoni è già sul posto oppure arriva poco dopo su una Clio grigia intestata alla figlia. I due lo raggiungono e probabilmente usano le maniere forti: quando Lanoni è stato arrestato aveva sul volto ancora i graffi lasciati forse dalle botte. Recapitato il messaggio i due voltano le spalle e si dirigono alla Matiz. Il sospetto è che a questo punto Lanoni abbia afferrato la pistola e sparato dandosi poi alla fuga. Poche ore dopo l'omicidio, attraverso i contatti sui telefoni e sentendo altre persone, i carabinieri del capitano Angelo Gerardi avevano già ripercorso buona parte della vicenda andando a casa di Lanoni. Ma lui non c'era più. Primo sospetto. Tenacia e appostamenti hanno portato all'arresto.