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Fabrizio Pizzetti è a capo dell'omonima ditta sulla via Tiburtina che produce poltrone.

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Eil personale? «Ridotto, purtroppo. Ne avevamo cinquecento di dipendenti. Ora sono 20, 25. Però c'è gente che è andata in pensione dopo trentasette anni di lavoro. Una bella soddisfazione». Come fate a contrastare la concorrenza? «La nostra forza sta nel differenziarci come azienda poltrona. Ci siamo creati una nicchia di mercato invece di abbattere il prezzo. Il nostro punto forte è una poltrona reclinabile altamente competitiva per qualità, comfort e durata negli anni. Pensi che c'è gente che ci chiama, chiedendoci se possiamo cambiargli il rivestimento della poltrona che hanno acquistato qui vent'anni fa». All'estero? «Dico solo che è sbagliata l'idea di farsi pubblicità attraverso le fiere se poi non ci sono uffici di rappresentanza sul luogo che ci assicurino il business». Chi sono i vostri nemici? «I cinesi che producono poltrone da 300 euro usando fasce elastiche e strati di gomma piuma. Delle poltrone prodotte senza requisiti ergonomici. Quando le fasce elastice cedono fanno avallamenti e creano più danni che altro. Consideri che le nostre poltrone reclinabili sono usate anche da quelle persone anziane che non possono riposare a letto e quindi dormono sulla poltrona. L'ergonomia ha la sua importanza, dunque. Il consumatore deve essere tutelato dall'industria, deve acquistare un prodotto che segua una filiera garantita. Adesso poi si sono inventati un'altra diavoleria: lo schienale che riproduce un massaggio shiatzu. Altro che relax». Ci sono quelli che vendono poltrone durante i viaggi a costi stracciati.. «I pentolari? Bè lì siamo ai limiti della truffa. Rubano i soldi. Si fanno pagare 300 euro una poltrona che al massimo ne vale ottanta». Cosa avete in mente per il prossimo futuro? «Qualcosa che è più di un'idea. Una poltrona relax non serve solo all'anziano ma anche ai giovani, altrettanto strassati e bisognosi di ricaricare le pile. Ecco stiamo pensando proprio a una poltrona reclinabile per le fasce giovanili. Sarà una bomba. E per lanciarla faremo una grande campagna pubblicitaria». Nat. Pog.

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