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La polemica

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Una«stangata» nella quale il Campidoglio, a onore del vero, è soggetto passivo o, se vogliamo, parte lesa. L'Iva, infatti, è un gettito fiscale che finisce dritto dritto nelle casse dello Stato. Il Comune, e nel particolare, l'Ama non è che un «tramite». Il rischio, del resto era già emerso in giugno, quando alla luce di una sentenza del tribunale l'Iva era stata abolita sulla tariffa rifiuti. La possibilità della sua reintroduzione, per evitare un ingente mancato introito nelle casse dello Stato, era sin da subito altissima. Poco c'entra dunque il Campidoglio, nonostante gli attacchi «dovuti» da parte dell'opposizione. Un problema però c'è. L'abolizione dell'Iva sulla tariffa rifiuti venne in qualche modo sostituita dalla rimodulazione dei costi del servizio che portò quindi a bollette sostanzialmente identiche. Se dunque nella rata di giugno e in quella di dicembre si è pagata sostanzialmente la stessa cifra, con la reintroduzione dell'Iva si andrebbe a pagare il 20 per cento in più. Ed è forse proprio su questo che Alemanno e i vertici Ama possono intervenire, al contrario dell'applicazione o meno di un'imposta statale. Ora però il pressing del Campidoglio è tutto concentrato sullo scongiurare la richiesta, paventata dal ministero del Tesoro, di richiedere anche gli arretrati. Poi si penserà al prossimo futuro.

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