Silenzio, parlano gli abiti
Stop alle polemiche, alle divisioni tra Nord e Sud, ai bunga bunga, al fango. Un abito tricolore, un dito sulle labbra e una sola parola: silenzio. Ora parlano gli abiti. È il messaggio di Guillermo Mariotto, il direttore creativo della maison Gattinoni nel terzo giorno di sfilate di alta moda al Santo Spirito in Sassia. Diventato ormai popolare volto tv grazie a «Ballando con le stelle» e a Miss Italia, conduzione Milly Carlucci, lo stilista crea i suoi abiti metropolitan-chic dedicati alle capitali della new economy: Dubai, Shangai e Rio de Janeiro, opulente città nel futuro. Ricama cristalli e paillettes che sono grattacieli, vetri, specchi. Usa i toni del grigio, del fumè. Lo smog. Gocce di china, labirinti di rettangoli e geometrie luminescenti che richiamano specchi frantumati, terremoti e oceani in dissoluzione, tsunami. Tutti simboli della distruzione dell'ecosistema declinati nei colori del buio. Che pian piano, come in un film in 3D, si trasformano in bianco e nuance chiare, sete e trasparenze. Èla forza di un nuovo misticismo, una nuova spiritualità, per Mariotto. Che riscrive sui tessuti la nostra storia. E riscrive, anzi, stampa sullo chiffon le foto della memoria, la famiglia rimasta in una Sicilia povera degli Anni Venti, Marella Ferrera. La stilista-assessore alla Cultura del Comune di Catania, ha immaginato un viaggio della speranza verso l'America. Una nave che si stacca dalla terra natia per approdare nell'Isola delle lacrime, proprio di fronte a Mahattan. Le fotografie, Marella, le applica dappertutto: sui tagli laser, sulle spille, sui pendenti. Le incastona come cammei. Sui corpi nudi, intrecci di fili, reti da pescatore, filet, spaghi e macramè. Velette, scialli e juta. Tutto sembra uscito dalla valigia di cartone o dal fazzolettone di cotone, la truscia, delle spose per procura. Partite verso il nuovo mondo cariche di speranza. Velette, culotte, corsetti e merletti preziosi sono rigorosamente vintage.