Erica Dellapasqua CERVETERI Quando sotto i riflettori c'era Pompei, ho pensato: «Tra poco toccherà a noi».
Banditaccia,che sfregio alla storia. Un itinerario lastricato di fango quello che si snoda a fianco del percorso per così dire "ufficiale": le tombe inaccessibili, scolpite di crepe e sepolte dalle erbacce, colme di acqua stagnante, trapuntate di muschi e piante rampicanti, malamente sopravvissute a crolli e cedimenti. Reperti unici alla mercé di chiunque, miseramente conservati all'interno di un perimetro che sfugge ogni controllo. I pochi turisti s'interrogano, perplessi, «È questa l'area da visitare?» Come dargli torto: il cono d'ombra della Necropoli etrusca della Banditaccia, nel 2004 riconosciuta dall'Unesco - insieme a quella di Tarquinia - patrimonio mondiale dell'umanità, offre uno scenario desolante. Solo qualche isolata indicazione, vedi quelle apposte sulla Tomba dei Sarcofagi, risalente al III secolo avanti Cristo, o su quella dei Tarquini, IV secolo avanti Cristo, ci ricorda dove siamo. Null'altro. E lo stato in cui versa la necropoli, abbiamo anticipato, preoccupa lo stesso sindaco: «La gestione ordinaria ed economica dell'area è in capo alla Soprintendenza - spiega il sindaco Ciogli - e sappiamo che, per gli investimenti sulla cultura, il momento non è dei migliori. Inutile quindi anche sollecitare interventi, ma una presa d'atto è doverosa: la nostra necropoli è seconda solo a quella delle piramidi e le condizioni in cui versa non sono dignitose. I crolli non sono infrequenti, la manutenzione andrebbe curata in modo più puntuale, anche perché per la nostra comunità la cultura non è un optional, ma il petrolio. Nell'ultimo anno gli stessi visitatori sono nettamente diminuiti, dunque un rilancio del sito è indispensabile». «Quel percorso sarebbe chiuso - ci spiegano al punto informativo della necropoli - Nonostante faccia a tutti gli effetti parte dell'area archeologica della Banditaccia, non è a pagamento poiché non è da considerarsi in sicurezza: alcune tombe, reperti ugualmente rilevanti dal punto di vista storico, sono a rischio crolli». Per la Soprintendenza, un problema di fondi: «Nel 2004 il percorso non a pagamento, anch'esso patrimonio Unesco, venne rimesso a nuovo - conclude la dottoressa Rita Cosentino - poi però il privato imprenditore che, insieme all'amministrazione, ne curò il restyling rinunciò al progetto poiché poco redditizio. Purtroppo i fondi sono quelli che sono e facciamo il possibile».