Donne a casa e non in giunta La pari opportunità di Gianni

In pochi se ne sono accorti e forse il primo effetto del rimpasto della giunta Alemanno di quindici giorni fa, è proprio quello di aver riacceso i riflettori sulle «quote rosa». Ovvero sul rispetto del principio delle «pari opportunità» (è il caso di scriverlo minuscolo) nell'amministrazione capitolina, dove l'uscita dall'esecutivo di Laura Marsilio ha ridotto a una sola presenza femminile il governo della Capitale. Un segnale ancora più preoccupante se paragonato alle nomine del Campidoglio dal 2008 ad oggi negli enti, società o associazioni comunali: la «quota rosa» è pari a zero. Qualcosa però si sta muovendo. Diversi consiglieri Pdl nei Municipi stanno presentando una mozione per chiedere al sindaco il rispristino dell'articolo 5 dello Statuto del comune che prevede appunto il giusto equilibrio di presenze maschili e femminili negli organi di gestione e di governo. Consiglieri che fanno riferimeno al deputato Pdl, Fabio Rampelli, così come l'ormai ex assessore alla Scuola, Marsilio. Onorevole Rampelli, un'iniziativa singolare quella dei consiglieri che ha già portato all'approvazione della mozione in 6 Municipi. Opera sua? «L'iniziativa della mozione non l'ho presa io, non sono consigliere comunale né municipale. Tuttavia è un atto che condivido in pieno e mi auguro che dal sindaco Alemanno arrivi presto un segnale chiaro». L'esclusione della Marsilio dalla giunta è stata una sorpresa che in qualche modo contraddice l'incipit del sindaco stesso che «obbligò» le diverse componenti del partito a indicare una donna. «Nel 2008 abbiamo accettato la richiesta del sindaco Alemanno di designare una donna per la formazione della giunta. Una richiesta che abbiamo condiviso culturalmente ma che, non nascondo, ci ha creato qualche problema».  E poi come si è arrivati a Laura Marsilio? «All'interno di una rosa di nomi, il sindaco ha scelto la Marsilio, già consigliere da tre mandati in un territorio difficile come il Prenestino e che è stata leader del movimento studentesco nel 1985, quando collaborava anche con Alemanno al movimento giovanile. La Marsilio non era stata eletta in Consiglio comunale e, a dire il vero, la sua nomina creò qualche malumore in altre persone, che per storia e professionalità miravano a un posto in giunta. Abbiamo comunque condiviso e sostenuto la scelta del sindaco di rispettare l'articolo 5 dello Statuto capitolino».   Parliamo di regole. Lo statuto prevede il giusto equilibrio di uomini e donne nelle nomine di competenza di giunta e consiglio. Regole rispettate in questi due anni e mezzo? «Il problema non si ferma solo alla presenza femminile in giunta, che spero si possa recuperare, ma a una incoerenza ripetuta in tutte le nomine effettuate per il rinnovo dei vertici di aziende, enti, associazioni. E non posso credere che nella Capitale, dove circa 1 milione e 800 mila residenti è donna, non ci sia una professionalità tale da poter coinvolgere nel progetto di governo. Dati alla mano quello di Alemanno sembra un tentativo di esclusione».