Stangata sulla tariffa rifiuti
Da giugno le bollette della tariffa rifiuti faranno un balzo in avanti del 10%. Una stangata che ha un motivo ben preciso: la reintroduzione dell'Iva tolta l'anno scorso pari, appunto, al 10%. Un rincaro frutto della decisione del ministero dell'Economia che obbliga l'Ama a ripristinare l'imposta che era stata cancellata da una sentenza della Corte costituzionale nel novembre 2009. La Consulta aveva dichiarato il prelievo illegittimo. Il Ministero oggi lo reintroduce con la motivazione che la Tari non è un tributo ma una tariffa correlata a un servizio reso. E quindi può essere accompagnata dall'Iva. Una domanda, però, sorge spontanea. Se l'Iva nel 2010 era stata tolta, per quale motivo la bolletta dei rifiuti non si è abbassata conseguentemente del 10% consentendo ai romani di pagare di meno? Il motivo è semplice: perché l'Ama l'anno scorso ne ha approfittato per introdurre degli aumenti proprio del 10% facendo in modo che i cittadini continuassero a versare lo stesso ammontare. I romani non hanno notato la differenza e l'Ama ha incassato il 10%. L'unico a perderci è stato lo Stato che non ha più potuto contare sul gettito proveniente dall'Iva. È per questo motivo che il Ministero con la circolare inviata lo scorso 11 novembre ha deciso di reintrodurla. Quindi, in realtà, gli aumenti che arriverrano nella prossima bolletta di giugno sono il frutto degli aumenti operati dall'Ama l'anno scorso. Tanto per fare qualche esempio, un single che paga una Tari di 80 euro avrà un rincaro di 8 euro. Una famiglia con due figli che abita in una casa da 120 metri quadri e che paga circa 225 euro avrà un aumento di 25 euro. Il Comune in questa partita può fare ben poco. L'Iva è un'imposta statale. Se l'Ama decidesse di non applicare la maggiorazione, dovrebbe sborsare di tasca propria 67 milioni al Tesoro. E vista la situazione non certo florida in cui versano i bilanci dell'azienda capitolina è un'ipotesi da escludere. I rincari li dovranno pagare i romani. Il sindaco Alemanno ha già fatto sapere di stare trattando con il Ministero «per cercare di sgravare la famiglie da questo nuovo onere». Ha però ricordato che «noi non possiamo fare nient'altro che applicarla, salvo aiuti che possono venire dal Governo o dal Parlamento». Il sindaco però pensa ad altre soluzioni per creare le premesse di un risanamento complessivo di Ama: «Vanno avviati alcuni processi come la privatizzazione del 40% della società e l'ingresso nel ciclo dei rifiuti per portare il pubblico nel settore dello smaltimento. Il suo affidamento ad un monopolista privato che conferisce soprattutto in discarica, non è più pensabile per una città come Roma. Un'anomalia assurda». La sintesi la fa l'ad di Ama Franco Panzironi: «Senza nuovi ricavi la tariffa aumenterà sempre».