Souvenir usati come sporte ecco i virtuosi del riciclo
C'è chi scuce la fodera di vecchie borse che non usa più. Chi tira fuori dall'armadio sacche di tela omaggio di chissà cosa. O sacchetti con la foto dei monumenti simbolo delle capitali europei, souvenir che oggi fanno improvvisamente comodo per fare la spesa. Utilizzati come facevano i nostri bisnonni, quando andavano a comprare pasta e sale venduti sfusi. La voglia di risparmiare rimette in moto l'inventiva. Anche quando chi va al supermercato guida una Mercedes. Nel parcheggio davanti alla Pim di via Isacco Newton, ai Colli Portuensi, zona residenziale (e anche molto chic) a sud-ovest della capitale, ieri mattina, Clara caricava la spesa nel portabagagli di un'auto di lusso dentro una sacca griffata Pierre Cardin. Ma la sua è una shopper riciclata. «Ho scucito la fodera da una vecchia borsa che non usavo più e adesso ci vado al supermercato» confessa, sottolineando che «sono 20 anni che riciclo». Come Clara, tante le signore che ieri mattina sfoggiavano una shopper alternativa alla plastica. Ma anche alle bio-buste in mater-bi ricavate dalle fibre di mais o dall'amido di patate che costano un occhio della testa: dagli 8 ai 15 centesimi l'una. E per quelle in juta, cotone, shopping bag di tessuto non tessuto o platica riutilizzabile, che si vendono al supermercato si può arrivare a spendere fino a 5 euro. La palma però la merita la signora Bruna. Ne ha quattro in mano: una gialla, una rossa, una nera, e persino la busta bio. «Ho i cassetti pieni - dice - non esco mai senza». Roberta, invece, riutilizza i souvenir dei viaggi all'estero. «Questo è di una vacanza ad Amsterdam con la famiglia» spiega mostrando una sacca bianca con la scritta in rosso nella mano destra, e nell'altra ne ha un'altra in stoffa blu. «Ma questo è un omaggio del mio macellaio di via del Casaletto - racconta - l'ha regalata ai suoi clienti sotto Natale, quando appunto si sapeva che col primo gennaio sarebbero scattate le nuove regole per la messa al bando dei sacchetti di plastica. È stata un'idea molto gradita». Eva è una bella ragazza rossa che sta entrando al supermarket con la sua shopper scozzese. «Sono 10 anni - dice - che non uso più le buste di plastica». Anche Maria, insegnante, ha la borsa ecologica, quella grande riutilizzabile. Ma la sua l'ha comprata all'estero. E costa meno. «L'ho presa in Francia, e l'ho pagata solo 60 centesimi molto meno dei prezzi di Roma» spiega dopo aver fatto la spesa insieme al figlio e al marito. «Alla Conad di via del Trullo costano 1,10 euro». Da viale dei Colli Portuensi a Villa Bonelli, il riciclo diventa un'arte da esibire come una moda. Davanti alla Conad, mentre piove, Rita Rocchi mostra la sua, veramente bella. «L'ho presa a Firenze ed è dipinta a mano, era un omaggio per l'acquisto di una tovaglia». A Simona, invece, la shopper l'ha regalata la sorella. «L'ha acquistata in cartoleria pagandola 8 euro - racconta - Non ero abituata a portarmi la sportina da casa ma con quello che costano le buste bio e le altre adesso non esco più senza». Al bar invece la ragazza che fa i caffè si preoccupa. «Anche noi dovremo comprare le nuove buste per darle ai clienti - dice Fabiana -. Ma con che cuore fargliele pagare?». (Ha collaborato Massimiliano Vitelli)