Il pianto e l'ansia per i figli "Io perseguitato come Silvio"
«Dimettermi? Non ci penso proprio, me lo devono chiedere tutti i cittadini che mi hanno votato nel 2008». Francesco Maria Orsi passa il giorno del debutto della nuova Giunta Alemanno nel peggiore dei modi. Le accuse nei suoi confronti sono pesantissime: riciclaggio, droga e corruzione. Lui nega tutto. Tranne la frustrazione. Chi lo vede in aula Giulio Cesare al Campidoglio, dove uscirà a metà seduta sgattaiolando via, dice che è «distrutto. Si apparta, va al bagno e piange come un bambino. Dice di essere estraneo ai fatti - racconta un consigliere Pdl che ha parlato con Orsi - e che rinnega il giorno in cui ha conosciuto quel La Musta che gli ha combinato un casino. Ora ha in mente solo i danni che può avere la sua famiglia, ai figli piccoli, uno di 8 l'altro di 5 anni». E pensando alle sue vicende il consigliere Pdl dice di capire come può sentirsi il premier: «Mi sento come Berlusconi. Capisco cosa può provare». «Io sono una persona serena e trasparente ma sono molto teso. Sto vivendo un film del terrore o dell'orrore». Da cui probabilmente non si sveglierà stamattina. Perciò i suoi avvocati, Romolo Reboa e Maurizio Sangermano, stanno lavorando in queste ore per studiare una linea difensiva. Reboa, che ora si trova nei suoi uffici di Milano, parla di «ipotesi di reato che in italiano non hanno né capo né coda. Per quello che c'è scritto nei documenti che ho in mano non è chiaro nulla. Quali sono i riscontri oggettivi? Se quello che ho in mano fosse un decreto di citazione a giudizio sarebbe nullo perché non mi consentirebbe di esercitare il diritto alla difesa». Insomma, per gli avvocati si tratta per ora solo «di una bufala». «Siamo in presenza di un'inchiesta farsa - dicono i due - e faremo ricorso per ottenere il dissequestro dei documenti e del computer sequestrati». I legali raccontano di un Orsi politico ma anche «imprenditore e broker assicurativo che forse ha commesso l'errore di prestare denaro in buona fede a La Musta, un amico in difficoltà che deve avergli probabilmente restituito somme di proventi illeciti». In ogni caso «nulla di irregolare può essere attribuito a Orsi: di tutti gli acquisti di immobili c'è traccia così come dei versamenti in banca, tanto che nel corso della perquisizione il consigliere non ha avuto problemi a mostrare agende, registri e carte che potessero interessare alla Finanza. Addirittura abbiamo dato la possibilità a perquisire un secondo ufficio che non era contemplato nel decreto firmato dalla procura. La Finanza non ha acquisito alcuna agenda dell'indagato, né il suo cellulare e neppure si è messa a cercare la droga. In questa vicenda non esistono prostitute, né festini, né cessione di cocaina». L'avvocato Sangermano ammette che «per le altre ipotesi c'è un substrato di verità, perché ci sono degli acquisti immobiliari che lui dichiara regolari, tanto è vero che non gli contestano di aver alterato o modificato le aste, ma che avrebbe rinvestito dei soldi in cartolarizzazioni immobiliari. Ma - specifica il legale - sono i suoi soldi, ci sono i conti correnti, gli affidamenti bancari e i supporti bancari. Insomma, in totale trasparenza». Qui si sta indagando, concludono gli avvocati, «solo perché Orsi conosceva La Musta, che è un pentito che lo ha accusato. Ma cosa ha fatto realmente l'onorevole sembra non sia dato saperlo».