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Agguato mafioso alla sala giochi

Gli agenti della Scientifica accanto al cadavere di De Masi

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Un omicidio in stile mafioso davanti una sala giochi dell'Alessandrino. È successo ieri prima dell'alba in via Pietro Fumaroli. Il morto è Angelo De Masi, 44 anni, calabrese di Vibo Valentia residente a Velletri. Ieri circolava l'indiscrezione che fosse lui il vero proprietario del locale. Nelle tasche aveva 20 grammi di cocaina, altre dosi nel pacchetto di sigarette, due telefonini, 1.500 euro in contanti e due assegni bancari. Nella suo fascicolo c'è qualche precedente grattacapo con la giustizia ma anche di più: nel settembre 2008, a San Pietro Caridà, nel Reggino, un suo parente è stato ammazzato (Placido De Masi, 48 anni, morto in ospedale dopo giorni di agonia) e un fratello di quest'ultimo (Rosario, di 43) ferito in un agguato che gli investigatori di Reggio Calabria hanno attribuito ad ambienti della 'ndrangheta. Chi ha ucciso Angelo De Masi aveva pesanti conti in sospeso con lui. Due i killer, armati di pistole diverse: calibro 7,65 e 9x21. Hanno esploso undici colpi, uno solo non è andato a segno passando sopra il tetto dell'auto della vittima e andando a scalfire il muro di fronte. Intorno alle 5 la sala «Slot Gioia» è aperta, lo è stata per tutta la notte. De Masi arriva con la sua Fiat Punto bianca, la parcheggia sulla strada a senso unico poco oltre l'ingresso del locale ed entra. All'interno ci sono due clienti e il ragazzo alla cassa. Il calabrese si mette seduto su uno dei primi sgabelli sulla sinistra e comincia a giocare. A un tratto squilla un telefonino. De Masi non risponde ed esce in strada. Sono le 5.06. Fa solo in tempo a inserire la chiave nella serratura della portiera poi i killer arrivano alle spalle e fanno fuoco. Sparano a ripetizione. Un proiettile cade a terra inesploso. Gli altri forano il corpo di De Masi, uno gli devasta il volto. Lui piomba sull'asfalto con la testa accanto alla ruota posteriore sinistra. Gli assassini non hanno finito. Premono il grilletto altre due volte mirando al cranio e si dileguano. Di preciso non si sa dove e come. Sopra l'ingresso della sala giochi è puntata una telecamera, ma ieri era spenta. Un'altra è sistemata sulla facciata esterna di un capannone sempre su via Fumaroli ma è troppo distante dal luogo del delitto. I residenti nei palazzi davanti sono vaghi. «Ho sentito alcuni spari ma pensavo fossero ancora dei botti di Capodanno» racconta un'anziana. Un altro uscito di casa con la moglie: «Ho sentito una decina di colpi, ho alzato le tapparelle ma fuori era buio, non si vedeva nulla. L'unica cosa di cui sono certo è che non ho sentito nessuna macchina sgommare». Il gestore della slot ieri mattina non era presente all'omicidio. È arrivato subito dopo. Ricorda così De Masi: «Non ha mai litigato con nessuno, offriva spesso da bere e giocava parecchi soldi. Non so cosa facesse esattamente nella vita, so solo che lavorava nell'ambito delle slot machine. Quest'attività - tiene a precisare - è pulita. L'ho presa in gestione un anno fa e la clientela è migliorata notevolmente. Qui dentro non succede nulla di strano, vengono a giocare dai ragazzi ai cinquantenni. Mi hanno svegliato alle 5 con un telefonata. Sono davvero sfortunato - conclude - ero anche gestore del locale di via Ventotene saltato in aria nell'esplosione di qualche anno fa».

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