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La Città Santa è qui

Papa Benedetto XVI

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Gerusalemme non se ne farà un cruccio: Roma è sempre più Città Santa. I luoghi di culto si moltiplicano agli angoli delle strade. Tra i palazzi dei quartieri popolari. Sotto le rampe di vecchi garage o al centro delle piazze di quartieri centralissimi. La nuova Guida ai luoghi di culto degli immigrati nella Capitale, presentata ieri dalla Caritas, raccoglie centinaia di punti di aggregazione religiosi dove pregano cattolici, ebrei, musulmani e chiunque professi una fede riconosciuta dallo Stato. I dati parlano chiaro. Sono 256 i luoghi di culto censiti. Di questi ben 208 sono a Roma città, mentre i restanti 48 sono distribuiti nell'hinterland romano. Rispetto al 2008 ci sono 34 centri in più, segno di un fenomeno multiculturale che continua a proliferare in una metropoli sempre più centro di accoglienza per immigrati che assieme alle speranze di trovare un'occupazione portano anche usanze e stili di vita diversi. Tra le strutture censite spiccano quelle delle comunità cattoliche con 153 luoghi di preghiera, di cui 23 in periferia, generalmente messi a disposizione dalla Chiesa locale. Seguono in questa classifica i 35 centri ad uso degli ortodossi, di cui oltre la metà sono fuori Roma. Mentre dentro l'anello del Raccordo si concentrano i 34 centri dei protestanti, i diciannove dei musulmani, i sette degli ebrei, i sei dei buddisti e un unico luogo per sikh e induisti. Una distribuzione territoriale che, con la sola eccezione dei cattolici che beneficiano della disponibilità dei centri diocesiani, riflette la diffusione delle comunità religiose immigrate. I cristiani sono infatti il 65 per cento nella Capitale e raggiungono il 76,5 per cento nei Comuni della Provincia: se ne contano trecentomila. I musulmani (in tutto sono oltre settantamila) incidono per il 18 per cento tra gli immigrati della Capitale e per il 12 per cento tra quelli della Provincia. Anche i fedeli delle religioni orientali (induisti e buddisti, ciascuna comunità con una consistenza di circa diecimila fedeli) sono maggiormente concentrati nella Capitale; fanno eccezzione solo le diverse migliaia di sikh indiani, che si trovano maggiormente nell'area Pontina, tra le Province di Latina e Roma. La guida della Caritas, realizzata grazie al supporto di Comune e Provincia di Roma, è una pubblicazione che nasce nel 1998 per rispondere alle esigenze spirituali degli immigrati (sul manuele sono indicate vie, numeri di telefono e contatti per ogni luogo di culto) e per evidenziare il ruolo sociale che rivestono i centri di preghiera. Un progetto, alla luce dei numeri che a più di dieci anni di distanza sono lievitati, ha colto in pieno l'esigenza di monitorare i cambiamenti sociologici e culturali nella Città Eterna. «La guida - spiega il direttore della Caritas, monsignor Enrico Feroci - ci mostra la vocazione della città di Roma centro del cattolicesimo e, allo stesso tempo, luogo in cui la libertà religiosa trova la sua massima espressione e dove, in un clima di pace, le diverse fedi sono chiamate a confrontarsi e collaborare per il riconoscimento dei diritti umani e la solidarietà». Soddisfatta anche l'assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso: «Questo della Caritas è un progetto importante che aiuta le persone a ritrovare la propria identità attraverso i luoghi di culto, che non sono solo posti per pregare ma diventano centri culturali dove svolgere altre attività». «È importante assicurare la libertà di culto e accogliere gli stranieri favorendo l'integrazione e l'inclusione sociale e religiosa - spiega invece il presidente della commissione politiche sociali Giordano Tredicine -. La pluralità religiosa è un diritto che tutte le comunità civili devono difendere».

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