Michela Galuppo «Se avessi di fronte chi ha ucciso mio figlio non so come reagirei, forse cercherei di farmi giustizia da solo».
Sgomentoe ancora incredulo Angelo, che ricorda Alessio come «un ragazzo tranquillo e posato», ha raccontato gli attimi che hanno segnato per sempre la vita del suo amico. Ad avvisarlo della tragedia sono stati i carabinieri, che intorno alle 3.30 di notte, lo hanno raggiunto nella sua abitazione dove hanno pure eseguito una perquisizione per cercare eventuali elementi utili. A descrivere Alessio come un ragazzo tranquillo è anche una zia. «Alessio era al locale con la fidanzata e sia lui che l'altro amico ferito - riferisce - non conoscevano il gruppo di persone con cui sono arrivati a contatto. Lui era una persona sostanzialmente pacifica, non studiava e si arrangiava con lavoretti». Un silenzio tombale ieri mattina in via Maroncelli, dove vive la famiglia Di Pietro. La strada era semivuota. Nessun viavai di amici o parenti. Particolarmente schive le persone incontrate. «Sembrava un ragazzo tranquillo, come tanti, ma lo conoscevo solo di vista», il commento di un barista simile a quello di tanti altri residenti. «Sì abitava lì – ha detto un uomo indicando la casa del giovane - Lavoro molto, sto qui solo il sabato e la domenica. Lo ricordo da bambino, avrà avuto 10 anni ma era molto che non lo vedevo». Alcuni amici del giovane stavano davanti la caserma dei carabinieri di Grottaferrata mentre erano in corso gli interrogatori dei presunti responsabili del suo omicidio e del tentato omicidio del suo amico, Fabrizio Federici. Insieme con loro, una decina di persone, c'erano la fidanzata di Alessio e la moglie di Fabrizio, al quarto mese di gravidanza, rimaste lì anche dopo essere state ascoltate dagli inquirenti. Dall'altro lato della strada gli amici dei fermati. Due gruppi di giovani le cui vite sono state per sempre segnate per uno stupido e banale sguardo di troppo.