Il Campidoglio insegna come fare l'orto urbano
La curiosità è tutta per l'orto urbano che dovrebbe sorgere sul colle Capitolino. Sulla falsariga di quello di Obama e Michelle alla Casa Bianca. Anche se il sindaco Alemanno ha intenzione di realizzarne due: uno simbolico e l'altro vero e proprio con Slow Food. Intanto il Comune ha inaugurato il primo Parco per gli orti urbani alla Pisana e affidato la custodia all'Associazione Fosso Bravetta. E presto presenterà un manuale sugli orti urbani con le verdure più comuni da coltivare e il calendario delle semine. La guida del Campidoglio si è avvalsa dell'esperienza di Coldiretti Roma, l'organizzazione di categoria agricola, in prima linea per la valorizzazione delle tipicità, la promozione della filiera corta o a km zero. Gli orti urbani nella capitale sono realtà antica. L'arte di coltivare coinvolge conventi, monasteri e abbazie (uno per tutti quello dei cistercensi di S. Croce in Gerusalemme). L'orto spontaneo invece si sviluppa nei quartieri, lungo le antiche mura, le ferrovie e negli spazi un tempo «orti di guerra». Il Comune ne ha censiti 2500 su una superficie di 67 ettari. Tra i tanti c'è n'è uno prestigioso nel parco dell'Appia Antica, nella Valle della Caffarella. Attualmente occupa mezzo ettaro ma il progetto ne prevede l'ampliamento in terreni comunali. «Nonostante le piogge abbondanti - fanno sapere dall'ente Parco - al momento nell'orto ci sono broccoletti, cavolfiori, cavoli neri, insalatine varie, bieta, puntarelle, cipolle e finocchi. In più stanno spuntando l'orzo e il grano, piantati nel corso dei laboratori di orticultura autunnali. In salute anche l'area dedicata alle erbe aromatiche». L'orto urbano va oltre la sua dimensione puramente agricola. È protagonista di progetti sociali e culturali grazie alla capacità di aggregare, interessare e contribuire alla formazione di uno stile di vita sostenibile. Una moda che ha dato luogo al noleggio di fazzoletti di terra da parte di professionisti "aspiranti contadini" a tempo determinato. La spinta non è economica ma sostenuta solo dal piacere di consumare alimenti "fatti in casa" e di stare all'aria aperta. L'orto urbano ha dunque una sua «densità culturale»: ne è convinto l'avvocato Evaristo Petrocchi, responsabile del progetto nazionale sugli orti urbani di Italia Nostra con Anci, Coldiretti e Campagna Amica. «L'orto testimonia il legame dell'uomo con la terra. Chi lo apprezza - spiega - continua a riconoscere l'importanza della sostanza delle cose rispetto alla mera virtualità». Ma ci sono anche ombre. «Molti usano riempire questi luoghi con baracche di lamiera, vasche da bagno, reti da letto e carcasse di auto - puntualizza Petrocchi - Occorre migliorare l'esistente e ragionare con linee guida per orti di qualità soprattutto se promossi dalle amministrazioni». Va detto però che senza la competenza di Coldiretti e Campagna Amica molti progetti sarebbero ancora teoria. Invece l'orto urbano, destinato alla collettività o privato, è diventato un fenomeno culturale. «Stiamo assistendo a una dicotomia - dice Vito Tizzano, direttore di Coldiretti Roma - da un lato l'orto spontaneo del pensionato che svolge una funzione economica se pur modesta. Dall'altro una vera svolta intellettuale che coinvolge persone lontane da questo mondo, eppure affascinate dall'idea di un ritorno alla terra inteso come desiderio di rinnovarsi e ritrovarsi. Diversi e forse migliori».