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Figlio in volo. Il padre precipita

L'aeroporto militare di Guidonia dove è avvenuto lo schianto

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Sotto un cielo di stelle e di satelliti, tra i colpevoli le vittime e i superstiti, un cane abbaia alla luna, un uomo guarda la sua mano, sembra quella di suo padre quando da bambino lo prendeva come niente e lo sollevava su... Il testo di un poeta metropolitano aiuta a squarciare il cielo di una fosca notizia, ad avvicinare il dolce ricordo alla cruda tragedia, ad accomunare le passioni da tenere in qualche modo in vita. Senza rabbia, con una sorta di rapita poesia, strappata al mondo della mancata comprensione. Il «traduttore» del destino è Jovanotti, in un brano («Fango») scritto nel 2008 in occasione della morte del fratello, istruttore di volo precipitato con un aereo ultraleggero a Latina. Ieri la tragedia che ha legato, a brevissima distanza, due cuori figli dello stesso sangue si è consumata all'interno dell'aereoporto militare di Guidonia dove un romano di 48 anni, Angelo Rotondi, conducente del Cotral, è precipitato con un monomotore per cause in corso di accertamento. Il velivolo, un DR 400, ha preso fuoco al momento dell'impatto al suolo e il corpo del pilota, con svariate ore di volo sulle spalle, è rimasto carbonizzato. Una tragedia che poteva avere un testimone, il figlio della vittima, al quale il fato sia pure amaro, ha risparmiato la visione in diretta della sciagura. Infatti ieri Rotondi, in qualità di volontario «trainatore», stava portando in quota un aliante con a bordo un allievo e il suo istruttore. Solo per un caso aveva deciso di non trainare il figlio, affidandolo poco prima a un altro aereo. Così Riccardo, 19 anni, identica passione del padre, era partito alle 16,30 al fianco di un istruttore a bordo di un aliante, «portato» da un altro Dr 400. E sin quando non è rientrato alla base non ha saputo della tragedia. Incredulo, il ragazzo in compagnia della madre, ha provato a chiedere del perché non potesse raggiungere il padre in ospedale: la notizia della morte gli è stata comunicata per gradi e così i pensieri hanno lasciato la quota desiderata della speranza per tornare sulla terra. Con un tonfo pesante. Ma il refrain di Jovanotti - «Io non sono solo anche quando sono solo» - può riprendere il filo di un amore interrotto, di una famiglia che è atterrata sul dolore dopo aver sfidato le nuvole verso una gioia sconfinata. Uno spicchio di cielo ha liberato un'anima e ne ha trattenuta un'altra per lasciare vivo lo stato d'animo di chi ha condiviso emozioni pure, infinite. «E rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango», diceva Jovanotti cercando di decifrare la propria emozione dinanzi al dolore. Un brano che diventa solco di una notizia difficile da raccontare, impossibile da leggere con gli occhi distanti dalla commozione. Il percorso di molti può forse aiutare a scegliere quel sentiero, per comporre la tragedia, far respirare l'aria fino all'orizzonte, trattenere il respiro per ricacciare indietro l'ultima lacrima. E Riccardo Rotondi, iscritto all'Istituto Aeronautico, non lascerà quel solco. Ora l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (Ansv) ha aperto l'inchiesta tecnica di propria competenza sul DR 400: un investigatore ha raggiunto il luogo dell'incidente e ha preso contatto con le autorità che stanno svolgendo gli accertamenti di polizia giudiziaria. In base alla prima ricostruzione, il monomotore ha avuto problemi in fase di decollo, al punto che l'istruttore a bordo dell'aliante trainato ha deciso subito di «staccarsi», salvando così la propria vita e quella del suo allievo.

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