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Rivoluzione Alemanno

Roma, veduta dall'alto

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Due anni e mezzo per realizzare un'impresa da regalare alla storia: cambiare il volto di Roma. Sotto ogni punto di vista. Già, perché oggi la Capitale è una città che vive col freno a mano tirato, bloccata da un conflitto sociale evidente e da un gap infrastrutturale altrettanto macroscopico. È proprio questa la grande sfida che attende il sindaco Alemanno da oggi alla fine del suo primo mandato che scadrà nell'aprile 2013: far ripartire l'economia romana, ammodernare la città e risolvere in profondità i conflitti sociali che ormai da anni si annidano nel complesso rapporto centro-periferie. Nel 2008 i romani hanno scelto Alemanno convinti di due cose: che il campione del centrodestra avrebbe risolto il problema della sicurezza, tremendamente d'attualità dopo l'omicidio Reggiani; che l'azione di governo sarebbe partita principalmente dai quartieri periferici. La vittoria l'attuale sindaco l'aveva costruita, in fin dei conti, proprio nella cintura rossa, ossia quei Municipi di periferia una volta roccaforte del centrosinistra e nel 2008 delusi dal veltronismo tutto nastri e notti bianche. Ecco, l'azione di governo della costituenda nuova giunta Alemanno deve ripartire proprio dalla cintura rossa. Solo ridando dignità alle periferie si riusciranno a ricomporre i conflitti sociali in città. Si parta dai progetti di Tor Bella Monaca e Corviale per poi realizzare una serie di interventi in profondità. Le infrastrutture rappresentano una priorità inderogabile per far ripartire l'economia e per collegare il centro storico alle zone adiacenti al Gra. E in Italia le grandi opere si fanno solo in un modo: con i grandi eventi. Roma insegna: gli interventi più importanti risalgono ai Mondiali 1990 e al Giubileo 2000. Quindi priorità assoluta alla candidatura olimpica per i Giochi 2020 (Roma ne ricaverebbe, in caso di assegnazione della kermesse a cinque cerchi, uno sviluppo pari a quello di Barcellona e Atene) e al Gp di Formula Uno all'Eur. A proposito di infrastrutture e trasporti, alcune opere si possono completare o avviare anche senza dover aspettare il 2020: la metro B1, la C e la D, ad esempio. L'ammodernamento del parco mezzi dell'Atac è un'altra cosa fondamentale per chi deve muoversi ogni giorno con il trasporto pubblico. La tassa di soggiorno porterà denaro fresco da reinvestire. Certo, i problemi non mancano. I conti del Campidoglio sono in rosso e la situazione ereditata dall'amministrazione di centrosinistra è drammatica. Non è un alibi, ci mancherebbe. Ma è chiaro che amministrare una grande capitale in queste condizioni diventa praticamente impossibile. Per questo, tra le priorità dell'agenda della nuova giunta non può non esserci il rientro dal deficit. Senza dimenticare la riorganizzazione delle municipalizzate (in parte avviata, ma ormai divenuta improrogabile soprattutto dopo il caso parentopoli) e la burocrazia che deve diventare più efficiente e vicina ai cittadini. Una grande sfida per Alemanno, che dovrà anche confrontarsi con il governo nazionale e con la governatrice Polverini sulla riforma di Roma Capitale, indispensabile per dare al Campidoglio nuovi poteri e nuove risorse economiche per far fare a Roma il salto di qualità degno di una grande metropoli. Ma una città ha anche bisogno di piccole-grandi rivoluzioni tangibili, avvertibili dalla gente che tutti i giorni deve fare i conti con servizi pubblici carenti. Abbattimento delle liste d'attesa degli asili nido, rette delle mense scolastiche più abbordabili, quoziente familiare per effettuare una vera redistribuzione sociale del reddito, protocollo sui cortei per fare in modo che i romani non subiscano sempre le conseguenze di qualsiasi protesta, piano nomadi e soluzioni valide all'emergenza casa con l'avvio di un piano di edilizia sociale che crei nuovi alloggi sono solo alcune delle grandi sfide che Alemanno dovrà affrontare. Per non parlare del secondo polo turistico, un complesso di opere che porterà sviluppo a tutta la zona compresa tra l'Eur e Ostia. Infine il nodo Malagrotta. Il sindaco dovrà risolverlo insieme alla Regione entro il 2013 per scongiurare l'emergenza rifiuti e liberare una zona della città ormai satura in tutti i sensi. Non è una sfida facile quella che attende Alemanno. Serve una cambio di passo, l'avvio di una fase nuova. Ma è una scommessa ambiziosa che riguarda Roma, da duemila anni il centro del mondo. Se il sindaco riuscirà a realizzare anche solo la metà dei punti in agenda il suo mandato potrà considerarsi più che positivo. Buon lavoro.

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