Pazzi per gli anni '30
diCARLO ANTINI Chiamatele vintage. Chiamatele nostalgiche. Chiamatele pure reazionarie. Ma le canzoni del Trio Lescano hanno regalato un sorriso e qualche grande amore a più d'una generazione. Basta ascoltare anche solo pochi secondi di uno qualsiasi dei loro successi per tuffarsi in un'epoca lontana ma, a suo modo, spensierata. Gli anni Trenta e Quaranta ci fanno pensare alle grandi orchestre jazz e swing che spopolavano nei primi esperimenti radiofonici. Ed è proprio lì che si fecero largo le tre sorelle Leschan, olandesi di nascita e italiane d'adozione. Tanto che riuscirono perfino a diventare amiche di Mussolini che, una volta, non nascose di essere un loro estimatore. Chi non ha canticchiato almeno una volta nella vita «Maramao perché sei morto», «Pippo non lo sa», «Tulipan», «Ma le gambe». Una sequela di hit da far invidia ai pesi massimi del pop moderno. Fiati e cori che si rincorrono in quella quiete prima della tempesta che coincise con gli anni che precedettero la seconda guerra mondiale. La bella musica non muore mai e oggi tornano di moda proprio quelle sonorità. Nelle televisioni musicali di mezzo mondo impazza Caro Emerald, una giovane donzella che scimmiotta le dive degli anni Trenta e Quaranta. La Capitale non sarà da meno e da stasera l'Ambra Jovinelli si trasformerà in un cafè chantant di fine Ottocento. Sul palco le Sorelle Marinetti, già note al grande pubblico per aver accompagnato Arisa sotto i riflettori dell'Ariston. Il loro show si tuffa negli anni del Futurismo, da cui arriva l'ispirazione per la scelta del nome d'arte. Dietro le sembianze en travesti di Turbina, Mercuria e Scintilla Marinetti si nascondono Nicola Olivieri, Andrea Allione e Marco Lugli. Il trio racconterà con gustosi sketch la società del tempo e interpreterà i più grandi successi di quegli anni in perfetto falsetto e «canto armonizzato». A sostenerli l'Orchestra Maniscalchi diretta dal Maestro Christian Schmitz (vero mentore delle Sorelle) e l'ugola d'oro del cantante Gianluca De Martini. «Non ce ne importa niente» non è un semplice concerto, ma una vera e propria pièce di teatro musicale che propone allo spettatore un viaggio a ritroso nel tempo. Verso anni di grandi inquietudini, per l'approssimarsi all'orizzonte di nubi nere, ma anche anni d'evasione e spensieratezza che, grazie alla scuderia di autori, cantanti e direttori d'orchestra dell'Eiar (l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, da cui, come araba fenice, sarebbe nata la Rai) ha prodotto un repertorio di canzoni che ancora oggi ci piace riascoltare.