Ore 12 rapina in banca con ostaggi
Venti minuti di terrore. Un rapinatore che punta la pistola alla tempia del cassiere, un altro che si arrende alla polizia, davanti a cinque clienti della banca che assistono presi dalla paura. È successo ieri mattina all'agenzia Unicredit di piazzale delle Province. Alla fine del dramma-spettacolo sono finiti in manette Fabio Giglio, 40 anni, sorvegliato speciale, uscito di galera appena una settimana fa, con precedenti sempre per rapina e droga. E il suo compare: Fabio Clori, 44 anni, anche lui in passato nei guai per vicende legate al traffico di droga. All'interno della banca ci sono sei dipendenti: tre al piano terra e altrettanti al primo. Gli sportelli sono due. Due - un'impiegata e il direttore - sono usciti per andare a prendere un caffè al bar. In cassa ci sono poche migliaia di euro. La cassaforte è a tempo ed è chiusa. Intorno a mezzogiorno comincia il terrore. Al bussolotto dell'istituto di credito si presentano due persone. Non li preoccupano le telecamere che puntano l'obiettivo sull'entrata. Hanno il volto travisato da sciarpe all'altezza del naso e cappelletti con visiera. Uno di loro è armato di pistola e coltello in tasca ma il metaldetctor stranamente non suona. Entrano facendosi scudo coi clienti. Uno addirittura prima prima la pistola agli impiegati da dietro al vetro. Una volta all'interno le minacce. «Fuori i soldi o vi ammazziamo, vi ammazziamo. Non reagite. State calmi e non succederà niente». Uno si avventa sulla cassa punta la pistola alla tempia dell'addetto, Paolo, e si fa consegnare circa duemila euro. L'obiettivo però è la cassaforte. I rapinatori non vogliono rischiare per pochi euro, tentano il colpaccio e credono che i soldi, tanti soldi, siano in cassaforte. Ma l'apertura del forziere è a tempo. Devono aspettare. E i minuti sono preziosi. Valgono la loro libertà: se aspettano troppo corrono il pericolo che qualcuno dia l'allarme e la zona in un attimo brulichi di forze dell'ordine. La previsione non è sbagliata, è proprio così che vanno le cose. Uno dei due, Fabio Clori, capisce che non possono trattenersi ancora. Dice al complice: «Lascia stare, andiamo via, accontentiamoci di quello che abbiamo preso, non possiamo aspettare che si apra la cassaforte». L'altro, Fabio Giglio, non molla: «No, no, aspettiamo». E continua a puntare la pistola alla tempia del cassiere. Sul marciapiede un passante vede la scena. Prende il cellulare e chiama il 113. Passano pochi minuti e piazzale delle Province si affolla di poliziotti e Volanti con il lampeggiante acceso. C'è anche un'ambulanza del 118. Il traffico viene fermato. La gente si ammassa. Le vetrine della banca sono ampie e a vetro: chi è fuori può guardare dentro e viceversa. Le cose si complicano per i banditi. Quella che doveva essere una rapina-lampo si è trasfomata in una trappola. I malviventi dentro la banca, la polizia fuori. A coordinare gli investigatori è il dirigente della sezione Antirapina Andrea Di Giannantonio, della Squadra mobile diretta da Vittorio Rizzi. Ha già gestito situazioni simili e, soprattutto, conosce bene i balordi che ha davanti: in precedenza è stato lui a indagare su di loro e a spedirli dietro le sbarre. Parte la trattativa coi malviventi. I poliziotti vogliono farli ragionare e rendere conto che sono circondati, senza vie di fuga. Ora sono i due rapinatori ad aver paura. Il primo è Fabio Clori. Esce dalla banca e si arrende ai poliziotti. Viene preso, ammanettato: lo perquisiscono, guardano anche dentro le scarpe. Fabio Giglio invece vuole proseguire la follia. Spera nella scappatoia. Da dentro la banca grida agli agenti: «Voglio il mio scooter, portatemi qui il mio scooter» un Liberty rubato in zona Tiburtina. Gli investigatori lo vogliono accontentare ma non hanno le chiavi del motorino. Allora si accordano: il malvivente deve allungare il braccio fuori la porta con le chiavi in mano, loro le prendono e gli portano lo scooter. Prima del passaggio però gli agenti lanciano un'occhiata a un cliente all'interno della banca - è una guardia giurata fuori dal servizio - e a gesti si fanno capire: quando il balordo gli darà le spalle per uscire lui dovrà spingerlo, al resto ci penseranno loro. E così accade. Intorno all'una è tutto finito: i due rapinatori sono negli uffici della Mobile in Questura. A casa di Fabio Clori i poliziotti hanno trovato una pistola 357 Magnum con matricola abrasa.