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Opposizione all'attacco: fallimento totale

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Unfatto peraltro eccezionale per il comune di Roma. Il rischio ora è che dalla crisi si passi all'agonia della città. Roma non può sopportare altri due anni così». Senza "pietà" le parole del capogruppo Pd in Campidoglio, Umberto Marroni che poco dopo, insieme al vice capogruppo, Fabrizio Panecaldo chiede un consiglio straordinario e stigmatizza il documento congiunto della maggioranza a sostegno del sindaco come «la prova della divisione interna al Pdl». Non è tenero neanche il vicepresidente della giunta regionale, Luciano Ciocchetti (Udc). «La decisione di Alemanno, di sciogliere la giunta comunale sembra più un cambio di nomi che un reale cambio di programmazione. L'elezione da molti ambienti fu accolta come una liberazione. La stagione di Alemanno sembrava una stagione aperta al cambiamento - sottolinea Ciocchetti - ma purtroppo si è aperta con la più becera continuità anche a causa di una giunta di basso profilo e dal forte condizionamento politico». «Il bilancino di equilibrio tra An e Fi - spiega - hanno portato il sindaco ad accettare assessori e dirigenti ed anche i collaboratori più stretti in base alle esigenze personali e non in base alla competenza. Le vicende di parentopoli hanno segnato la fine di queste esperienze. Ha fatto bene ad azzerare la giunta che viveva tra mille difficoltà. Mancano due anni e mezzo alla fine del mandato - conclude Ciocchetti - ma tutto questo sembra più un cambio di nomi che un reale cambio di programmazione». Chiaro l'intento dell'Udc di restare fuori dalla giunta capitolina. Intanto, attacca a mani basse l'Italia dei Valori: «La lenta agonia della giunta Alemanno rischia di paralizzare la vita della Capitale così come l'agonia del governo Berlusconi sta paralizzando il Paese. Un triste spettacolo di attaccamento alle poltrone, anche quando i segnali di incapacità a ricoprire il ruolo sono evidenti a tutti - dice il segretario regionale, Vincenzo Maruccio - Al risultato elettorale di quasi tre anni fa, ottenuto più per errori di valutazione del maggiore partito del centrosinistra che per meriti, non è seguito lo sfoggio di una cultura di governo all'altezza della situazione. Sarebbe più onorevole riconoscere in pieno il proprio fallimento e ridare la parola ai cittadini».

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