La tassa di soggiorno tesoretto per le grandi opere
Il Comune incassa dalla tassa di soggiorno ed è pronto a trasformare questo vero e proprio tesoretto in servizi per i cittadini e nella realizzazione delle grandi opere per Roma Capitale, gran parte delle quali già avviate. Circa 200 mila euro ogni giorno, tra ingressi nei musei e pernottamenti alberghieri, per un totale di circa 70 milioni di euro l'anno. Tanto frutta la tassa di soggiorno al Comune e dunque ai romani se, come previsto, questi soldi serviranno a rendere più vivibile la città e a vedere finalmente compiute quelle grandi opere di cui si parla da tempo e che proietteranno Roma nel futuro. Il vicesindaco Cutrufo preferisce andare cauto con le cifre e rimanda alla primavera per un bilancio vero e proprio, ma ribadisce che di questo contributo «il 95% verrà reinvestito in servizi per i cittadini mentre il restante 5% servirà per promuovere l'immagine di Roma nel mondo senza mettere la mano nelle tasche dei romani». Dunque la città si prepara con un po' più di ottimismo a tagliare il nastro ad opere come la nuvola di Fuksas, il Ponte della Musica, il museo del Made in Italy, l'acquario dell'Eur e Cinecittà World. Ma anche ad accogliere la linea C della metropolitana, il waterfront di Ostia e il porto di Fiumicino, per essere poi pronta a candidarsi per i Giochi olimpici del 2020. E se è ancora forte l'eco delle polemiche che hanno accompagnato la reintroduzione, dopo vent'anni, della tassa di soggiorno ad opera soprattutto del settore alberghiero, ieri in un certo senso si è cominciato a raccogliere i frutti di questo provvedimento con la reazione decisamente positiva dei turisti in fila ai musei e negli alberghi, che hanno preso con ironia il pagamento della tassa, quasi quasi soddisfatti dall'idea di dover pagare qualcosina in più per godere dello splendido patrimonio culturale e artistico della città. E immediato è arrivato anche il plauso dei sindacati, la Uil in primis con il segretario generale di Roma e Lazio Luigi Scardaone che ha ricordato come «i turisti non hanno dato alcun peso a questo contributo, anche perché all'estero è prassi consolidata ricorrere a questa forma di solidarietà da parte di chi fruisce delle bellezze e dei servizi che le città offrono». Eccoli lì, dunque, davanti all'Ara Pacis, al Meier, ai musei Capitolini, al Marco Aurelio. Frotte di turisti che non hanno battuto ciglio di fronte a quell'euro in più richiesto sul costo normale del biglietto e che anzi si sono mostrati preparati e consapevoli dell'introduzione della tassa non risparmiando battute sul fatto che «era ora che a Roma si facesse pagare qualcosa in più per ammirare le sue bellezze». Messe da parte le polemiche è ora di guardare avanti perché i romani, certo, si aspettano che quello che entrerà nelle casse capitoline verrà utilizzato per rendere la città migliore. Un'aspettativa che, il vicesindaco Cutrufo, si è detto certo sarà soddisfatta.