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Gli amici mi prendevano in giro ma la Fede è stata più forte di tutto

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Èviceparroco nella parrocchia di San Giuda Taddeo. Come è maturata la sua vocazione? «Avevo il desiderio di diventare sacerdote già quando frequentavo la seconda media. L'ho scoperto in maniera naturale, frequentando la parrocchia di Santa Bernadette a Colli Aniene. Lì servivo la Messa come chierichetto, e già da allora avevo notato che il mio cuore era felice di servire sull'altare, provavo una grande gioia. Durante l'adolescenza, ho messo quest'idea da parte. È successo anche perché molti mi prendevano in giro, mi gridavano: "Prete!" quando passeggiavo per le strade del mio quartiere. Così per un po' ho messo la mia vocazione tra parentesi. Ma non è stata una parentesi lunga: frequentando la parrocchia ho scoperto che questa era la mia gioia, che il Signore mi faceva stare bene. Per questo ho deciso subito di entrare in seminario». Cosa significa essere sacerdote oggi, in un periodo di crisi delle vocazioni? «Essere sacerdote è avere la possibilità di dare un messaggio di speranza alle persone che soffrono, e allo stesso tempo accompagnare le persone nelle loro gioie. Spesso le persone sono come ripiegate su loro stesse, in cerca di un significato. Il senso del mio essere sacerdote è cercare di offrire loro un significato, ma anche un sollievo, con la mia gioia di vivere». Da giovane a contatto con i giovani, ne ha visti di giovani in crisi che cercano di comprendere la loro vocazione? «Non mi viene in mente nessun esempio in particolare. Però una cosa la respiro: i nostri giovani hanno paura che il Signore possa togliere loro qualcosa. È come se sentissero che rispondere sì a Dio in maniera totale significa rimetterci. Non è vero. Io ho ricevuto davvero cento volte tanto - come dice il Vangelo - in persone, amicizie, fraternità sacerdotale». Allora perché c'è questa paura di diventare sacerdoti? «Secondo me, perché si ha paura che le sfide del sacerdozio siano troppo grandi. Si pensa, ad esempio, che il celibato sia una cosa impossibile da vivere. Ma se uno sperimenta la possibilità di donare il proprio cuore e la propria persona a chiunque si incontra davanti, si rende conto che questo ti dà la gioia di cui si ha bisogno». And. Gag.

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