Bambino Gesù ritorna nella mangiatoia tecno
Verrebbe da dire la solita, usurata battuta: non c'è più religione. Gesù in culla, il simbolo della Natività e del Cristianesimo rubato; il presepe vittima dei vandali. Ma non è una questione di fede. O di mancanza della stessa. Casomai quello che manca è il rispetto, in generale, per ciò che appartiene alla collettività. Comunque una copia della statua di terracotta prelevata da ignoti imbecilli la notte di San Silvestro e che era stata posizionata in ritardo il giorno di Santo Stefano è tornata ieri al suo posto, mentre il Campidoglio ha provveduto a riparare i danni subiti dalle installazioni luminose del presepe «tecnologico» durante i festeggiamenti di Capodanno. Ma l'episodio di piazza Venezia non è isolato. A Subiaco il Cristo neonato è scomparso nella notte fra il 23 e il 24 dicembre ed è stato poi ritrovato dai carabinieri nell'auto di un trentasettenne campano insieme ad altra refurtiva proveniente sempre dalla stessa chiesa. Nel Bergamasco il Bambino è stato dato alle fiamme come Giordano Bruno. A Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, hanno messo in mano alla Madonna un coltello da pescatore puntato proprio contro il piccolo disteso nella mangiatoia. E, per quanto riguarda i furti, il 25 è stato il turno della statuetta nella parrocchia di Capodacqua di Assisi dedicata quest'anno agli «omicidi bianchi», gli incidenti mortali sul lavoro. Non è stato possibile trovarne un'altra e qualcuno ha affisso al suo posto un cartello che diceva: «Che tristezza! Il giorno di Natale hanno rubato il bambino Gesù dal nostro presepio. È un segnale dei nostri tempi?». La risposta non può che essere affermativa.