I Frontoni se ne vanno Trastevere perde la pizza
Chi non ha mai mangiato un bel pezzo di pizza bianca con la mortadella da Frontoni a Trastevere? Se non l'avete ancora assaggiata affrettatevi. Con l'anno nuovo non succederà più. La quarta generazione dei Frontoni ha voltato le spalle ai padri. Nessuno degli otto figli dei tre fratelli - Giuseppe, 64 anni, Alberto, 66, che è mancato un anno fa per un infarto, il primogenito Bernardo, 66, e il cugino Claudio, 61 - è disposto a continuare la tradizione di famiglia. E il primo gennaio chiude la storica pizzeria finita in ogni guida, uno dei simboli di Roma nel mondo. Ma è proprio vero che Frontoni chiude? «E sì, per raggiunti limiti d'età, dopo 45 anni di lavoro e non avendo più stimoli a dover continuare la cosa finisce qui» risponde Giuseppe, che si chiama come il nonno marchigiano che nel 1921 rilevò l'attività. All'inizio era solo un forno dove comprare pane, pizza e pasta nell'Italia appena uscita dalla Grande guerra. Poi, col passare del tempo, sono arrivati il bancone del bar, la torrefazione del caffè, la vineria e la tavola calda. Affollatissima all'ora di pranzo dagli impiegati perché nell'arco di 150 metri da via di San Francesco a Ripa ci sono quattro ministeri. Ma da Frontoni si vedono anche i vip, da Verdone a Nancy Brilly a Lucrezia Lante della Rovere. Non passate il testimone? «I figli non ci hanno seguiti, ne abbiamo otto tra i 30 e i 40 anni, tra me i miei due fratelli e mio cugino, che lavora con noi e che per noi è come un altro fratello. Ma hanno fatto un'altra strada e hanno fatto bene». Perché è contento che i figli non abbiano seguito le vostre orme? «Ognuno di loro ha avuto una sua inclinazione, e poi hanno capito che qui la vita era diventata difficile». Come mai? «Guardi qui fuori, è una casba, la strada è piena di barboni che ti entrano dentro. Ma come si fa a lavorare così? Se chiami qualcuno neanche ti rispondono, non intervengono. Pare che le leggi debbano rispettarle solo da una parte». E per questo che prima ha sottolineato di non avere più stimoli a continuare l'attività? «Diciamo che preferiamo smettere prima di finire come un pugile suonato». E chi è che ve le suonerebbe? «Lo Stato non ti aiuta, anzi. Ci hanno fatto togliere la tostatura del caffé perché dicono che inquina, avevo messo delle luci che davano sulla strada perché era poco illuminata e mi hanno fatto la multa per occupazione di suolo pubblico. Ma a tutta questa gentaccia che bivacca a Trastevere è tutto consentito. Insomma, il lavoro c'è, ma siamo stanchi di tutta questa burocrazia». Non ci saranno ripensamenti? «Impossibile. Ho in tasca il biglietto che sarà distribuito prima che il locale entri in possesso del nuovo proprietario». Cosa dice? «"La società Frontoni - legge il testo - sente il bisogno di rivolgere un sentito ringraziamento alle tre generazioni che in 90 anni di esercizio hanno contribuito alla crescita di questa azienda. Per i nostri fedelissimi resterà in funzione il negozio di circonvallazione Gianicolense 145 (piazza San Giovanni di Dio). Buona fortuna a tutti"».