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In sei incontri l'abbraccio del papa tedesco

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diANDREA GAGLIARDUCCI Comincia con la visita alla Sinagoga di Roma e termina con la visita alla parrocchia periferica di San Massimiliano Kolbe l'anno romano del Papa. Joseph Ratzinger, a Roma da 29 anni, Papa da cinque, si può dire a tutti gli effetti cittadino di Roma. A Roma è legato dagli anni Sessanta, quando vi sbarcò come giovane teologo del Concilio. A Roma ha vissuto come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. L'amore per Roma si è potuto toccare con mano nei sei appuntamenti «romani» di Benedetto XVI nel 2010. L'anno inizia con un momento storico, la visita del Papa alla sinagoga di Roma. Vi arriva dopo aver percorso la via Catalana, dove si ricordano i mille ebrei romani deportati ad Auschwitz nell'ottobre del '43, e vi resta oltre un'ora. Applaudito da tutti, nonostante il dibattito provocato nei giorni precedenti la visita riguardo la beatificazione di Pio XII, il Papa risponde al rammarico del mondo ebraico affermando che «la Sede Apostolica agì in modo discreto e nascosto», e ricorda che la visita «si inserisce nel cammino tracciato» per rafforzare i rapporti tra le due grandi religioni. Il 14 febbraio, Benedetto XVI fa visita alla Caritas di Roma. Il Papa visita i locali, si informa su tutte le attività, ascolta tutto con grande attenzione, ringrazia gli operatori Caritas per l'impegno. «Il vostro servizio - dice loro - è molto importante, anche se non è facile. Senza volontari non si fa niente». Il Papa mantiene nel cuore quell'incontro. Così, quando a fine anno riceve in dono un tartufo bianco, lo dona proprio alla Caritas. Per un giorno i poveri mangiano riso con tartufo bianco, un piatto «da ricchi». Il pensiero per gli ultimi della città di Roma non è mai venuto meno. In cinque discorsi (dal 2006 al 2010) ai responsabili della cosa pubblica di Roma (comune e provincia, più i responsabili del Lazio), Benedetto XVI ha tratteggiato l'identikit del buon amministratore, con un approccio alle questioni molto diretto, che va dal problema del rincaro degli alloggi alla centralità della persona umana e alla famiglia. Il 7 marzo, Benedetto XVI dice Messa nella parrocchia di San Giovanni della Croce, a Colle Salario. Lo attendono in centinaia, dalla primissima mattina, e a tutti arriva l'esortazione del Papa: «Non aspettate altri messaggi, fatevi voi stessi missionari di Cristo». La settimana dopo, il 14 marzo, il Papa è dalla Comunità Luterana di Roma, e con loro prega per l'unità dei cristiani. Ma il legame di Benedetto XVI con la comunità di Roma si fa ancora più saldo il 24 giugno: la Madonnina del don Orione è stata restaurata, e il Papa va personalmente a dare la sua benedizione, donando a tutti una preghiera alla Madonna da lui composta per l'occasione. Il 12 dicembre quando il Papa torna nella periferia romana, nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, nel Prenestino. «Sono venuti - dice ai fedeli - tanti falsi profeti, ideologi, dittatori. Dalle loro promesse, è venuto solo un grande vuoto e distruzione. E oggi sappiamo che "non erano loro"».

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