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«Via la baraccopoli»

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Dapiù di trent'anni vivono sotto i tre ponti nella zona industriale di Acila sud e ormai le loro baracche sono parte integrante del paesaggio. Negli anni, tra rari sgomberi forzati, proteste dei residenti e qualche migrazione volontaria, il numero dei rom nel campo è sceso drasticamente ma la situazione è ancora disastrosa. Quello che invece non diminuisce è il malcontento di chi vive nella zona. «Mi sono trasferita qui vent'anni fa e già c'erano, - dice Giovanna, 60enne - Rubano e sono pericolosi. Bruno Radosavljevic, l'uomo che nel 2008, guidando ubriaco, investì 13 persone alla fermata dell'autobus in via dei Romagnoli viveva lì». Il tempo passa ma la gente non dimentica. «Vent'anni fa mi hanno rubato la macchina - racconta un esercente del vicino centro commerciale 2000 - Andai nel campo a cercarla con mio padre ma venimmo circondati da una quarantina di persone e fummo costretti a lasciar stare. Sono la vergogna del quartiere». Il campo nomadi è in via Enrico Ortolani e conta oggi circa una trentina di residenti. Alla fine il Comune lo ha provvisto anche dei servizi igienici. «Lo sgombero non è compito nostro - spiega Ludovico Pace, assessore alle Politiche sociali del XIII Municipio - Un'eventuale decisione in merito rientra nelle competenze del Prefetto di Roma. Noi - continua Pace - abbiamo altre mansioni, come quella di garantire ai bambini del campo la frequentazione della scuola». Intanto qualcuno si arrangia e si tutela come può. «Sarebbe meglio che non ci fossero ma, grazie alla fermezza di mio figlio, nella nostra attività non hanno mai fatto danni» dice Maria Pia, titolare della pasticceria La Preferita 2. Paolo, residente a poche centinaia di metri dalla baraccopoli è sconsolato: «Siamo prigionieri della paura, con le inferriate alle finestre e il timore di uscire la sera. Le Istituzioni se ne fregano, alla fine sarò costretto a trasferirmi».

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