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Sgambetto a Roma Capitale

Il Campidoglio, Roma

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Forse il decreto Milleproroghe del 22 dicembre 2010 passerà alla storia. Non tanto per le cose che contiene quanto per quelle che non ci sono: la proroga di 12 mesi per l'approvazione definitiva del secondo decreto attuativo su Roma Capitale. Eppure, il 25 novembre scorso era stato lo stesso Alemanno a lanciare l'allarme: «Il limite di maggio potrebbe non bastare - aveva detto il sindaco - per questo nel decreto mille proroghe domanderò che venga messo, nero su bianco, lo slittamento di 12 mesi alla delega sulla data per varare il secondo decreto su Roma Capitale». Ed era stato sempre lo stesso Alemanno a spiegarne le motivazioni: «Il confronto sul secondo decreto non va alla velocità che vogliamo anche a causa della crisi. Ma i tavoli con la governatrice Renata Polverini e con il ministro Roberto Calderoli sono partiti». Saranno anche partiti ma è pur vero che da settembre ad oggi non è stato fatto alcun passo in avanti. La bozza del Campidoglio del decreto che dovrà stabilire funzioni, competenze e risorse per il nuovo ente di Roma Capitale si è «incagliato» alla Pisana. Eppure il cronoprogramma di Alemanno avrebbe voluto concluso l'iter per novembre. Diversi gli ostacoli posti soprattutto alla Regione, dove la presidente Polverini non vede di buon occhio la perdita di competenze strategiche per la Regione sulla Capitale, come ad esempio l'urbanistica, l'ambiente e il commercio. Per questo lo scorso 3 dicembre una riunione del coordinamento regionale del Pdl, con i parlamentari del Lazio, aveva ribadito la possibilità di inserire la norma per la proroga della riforma di Roma Capitale all'interno del Milleproroghe. Al di là dei motivi tecnici, il «buco» sulla riforma più importante per la Capitale dall'Unità d'Italia ad oggi, rischia di ingoiare anche quanto fatto sinora: definizione degli organi di Roma Capitale, nuovo status dei consiglieri, definizione dei confini dei Municipi. Se la riforma infatti non verrà completata con il voto definitivo del secondo decreto attuativo, entro maggio 2011, decade anche il primo decreto, già convertito in legge. Si apre così una corsa contro il tempo. A meno che non spunti un emendamento in Senato o alla Camera che «corregga» il tiro. Intanto però, per non sbagliare, sarebbe il caso di far partire quei tavoli con Regione e conferenza dei servizi e che ad oggi risultano costituiti solo sulla carta.

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