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In aula il primo accusatore

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TIVOLI Quando la sua bimba di tre anni cominciò a mimare atti sessuali, «toccandosi come una donna», restò di stucco. L'inizio di un incubo che dura da quattro anni, infarcito di silenzi prolungati della piccola, rifiuti imbronciati davanti ai rituali bacini della buonanotte e alla sveglia per andare all'asilo. Quell'istituto Olga Rovere di Rignano Flaminio al centro del processo per i presunti abusi sessuali ai danni di 21 bambini che ieri, al Tribunale di Tivoli, ha visto deporre il più vulcanico dei papà, colui che diede il via all'inchiesta presentando la prima denuncia ai carabinieri della Compagnia di Bracciano. Sono state quasi due ore di serrato botta e risposta, con gli avvocati difensori dei cinque imputati (tre maestre, l'autore tv marito di una delle insegnanti e una bidella) tutti decisi nel contestare il «contagio dichiarativo», ossia l'effetto moltiplicatore causato dalla suggestione collettiva che, secondo la difesa, avrebbe indotto i genitori a presentare quelle denunce. «Questa è la cosa che più mi fa infuriare - racconta il padre della piccola (oggi ha 8 anni), alla fine dell'udienza a porte chiuse - parlano di psicosi, ma io ho aspettato tre mesi prima di andare dai carabinieri. Ho cercato di capire il perché di quei comportamenti sessualizzati e mi sono rivolto ad una psichiatra». Una consulenza contestata, però, dai legali difensori: «Era solo una diagnosi telefonica, e per di più fatta da una psicologa ancora tirocinante - obietta Roberto Borgogno, legale dei coniugi Gianfranco Scancarello e Patrizia Del Meglio - diagnosi da cui è partita questa psicosi degli abusi sessuali a scuola». E se l'avvocato Borgogno punta il dito contro «le enormi contraddizioni delle testimonianze dei genitori», il giovane papà, invece, ricorda i riscontri che sarebbero stati trovati alle confidenze via via più esplicite fatte dalla piccola: «All'inizio, quando le chiedevo di raccontare, lei mi diceva non posso, perché quelli poi ci uccidono». Solo con la chiusura estiva della scuola «si è tranquillizzata - racconta il padre - descrivendo come veniva toccata nei giardini e nei bagni dell'asilo, ma anche negli incontri nella casa bianca della maestra, con i peluche e i giocattoli poi ritrovati dagli inquirenti». E anche questa bimba, come la figlia della signora che ha testimoniato nell'udienza precedente, avrebbe riconosciuto nell'autore tv Scancarello l'uomo dei «giochi brutti»: «Sì, ci disse che era quello che faceva i filmini - conclude il papà - simulando quei gesti che non riesco nemmeno a descrivere». Ieri hanno deposto anche altri quattro genitori. Gli altri verranno ascoltati il 17 e 31 gennaio.

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