di LORENZO TOZZI Se c'è un artista che nella sua complessità è rimasto sempre di moda questi è Leonardo da Vinci, architetto, pittore, scienziato ed inventore.
Oggial suo genio multiforme, ma soprattutto alle sue molteplici macchine, si richiama una delle più originali compagnie italiane, quei Kataklò di Giulia Staccioli e Jessica Gandini che già si è data a conoscere per una sorta di phisical theatre tra l' acrobatico e il visivo. A Testaccio, al Teatro Vittoria, gli otto performer, danzatori-acrobati della compagnia, ritornano in questi giorni (sino al 9 gennaio) nel nuovo spettacolo dal titolo Love machines appunto ispirato al genio toscano ed in particolare agli studi leonardeschi sul corpo umano, anatomizzato nelle sue minime e più nascoste dinamiche cinetiche. Lo spettacolo si avvale delle musiche originali elektro-ambient di Itali Dorigatti, alias Sabba D.J., fusion di etnico e digitale, classico e contemporaneo, dei vivaci costumi di Sara Costantini e dell'essenziale ed efficace disegno luci di Andrea Mostachetti. Due goffi esploratori si trovano ad indagare uno spazio extratemporale animato da macchine viventi, piani inclinati, alla ricerca del superamento delle leggi gravitazionali e delle possibilità fisiche dell'uomo, il cui corpo da Leonardo era considerato la più perfetta delle macchine naturali. Ne sorte integra la magia della immaginazione leonardesca, visionaria e ardita attraverso la ricerca spasmodica di nuove vie, di nuove dinamiche, ma anche un uso allargato e inusuale del corpo umano. «È un viaggio di ricerca in un mondo sconosciuto e senza tempo – chiarisce Giulia Staccioli - Due esploratori entrano in contatto con corpi e macchine vive, capaci di amore, che abitano bizzarre strutture. I due sperimentano una stabilità ed un equilibrio nuovi: la forza ed il coraggio li condurranno ad un percorso di conoscenza che li porterà a sfidare gli equilibri stabiliti, le leggi della gravità, indagare i limiti di sé e del mondo circostante alla ricerca di una forma d'esistenza nuova e appassionata dove la diversità diventerà normalità». Un percorso in cui il viaggio esplorativo sarà già fine a se stesso. Ma l'anello di congiunzione col pensiero leonardesco è dato piuttosto dalla curiosità, dal bisogno incontenibile di ricerca, di scavare senza sosta nel mondo fisico e dei corpi umani. Macchine sì, ma capaci di amore. Love Machines, appunto.