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Automobilisti in trappola

La protesta degli studenti sulla Tangenziale a Roma

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Gli abitanti di via Prenestina non vogliono credere ai loro occhi: un fiume di gente, proveniente da Porta Maggiore e incurante dei binari del tram, si prepara a impossessarsi del quartiere. È una scena che non hanno mai visto. «E che mai avrei voluto vedere», assicura il benzinaio di zona, rimasto «a secco» di clienti per almeno quattro ore. «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città»: è lo slogan che gli studenti ripetono. I residenti della periferia non sono certo abituati ad ospitare nelle loro zone i cortei di protesta. Il traffico va subito in tilt. Il tram numero 3 che parte dalla Prenestina e fa il giro di tutta Roma, viene bloccato in deposito nelle prime ore della mattina. Alle fermate i cittadini capiscono di aspettare invano: «Lo sapevo io» esclama Nino, un signore sulla sessantina in attesa del tram a Porta Maggiore. «Io abito in centro e ogni volta rimango bloccato lì. Oggi che dovevo venire da queste parti, si sono spostati anche loro. Se non è sfortuna questa!», spiega. I vigili urbani fanno quello che possono, ma quando gli studenti decidono di salire sulla rampa della Tangenziale Est la situazione precipita. «Ci scusiamo per il disagio, ci scusiamo per il disagio», continuano a ripetere, ma gli automobilisti bloccati sono sempre di più e cominciano a perdere la pazienza. Molti di loro sono in servizio: «Devo consegnare questi cesti di Natale all'Eur, ma se continua così ci arrivo per la Befana», racconta Massimo. Andrea, invece, deve trasportare delle slot machine in zona Palmiro Togliatti: «Non è molto lontano da qui, ma di questo passo...», spiega sbadigliando al finestrino. Magda, trentanni, sudamericana, è decisamente arrabbiata: «Sarà anche la prima volta che vengono a protestare da queste parti, ma io devo andare a lavorare». Vende oggetti di pelletteria in un negozio a Monteverde, ma anche l'autobus che prende di solito è imbottigliato nel traffico. Sulla Tangenziale, intanto, si forma una coda chilometrica: «Spegnete i motori, che c'è da aspettà - urlano gli studenti - Semo tantissimi». Agli automobilisti non resta che rassegnarsi. Il corteo nel primo pomeriggio si dirige verso lo svincolo dell'autostrada Roma-L'Aquila. Nel tunnel la circolazione viene bloccata in entrambi i sensi di marcia. I manifestanti sbattono i pugni contro le pareti per fare sempre più rumore: «La prossima volta votate meglio», urlano a chi in segno di disappunto suona il clacson. Ilaria guarda l'orologio di continuo, poi all'improvviso esce dalla macchina: «Devo andare a prendere mia figlia all'asilo io», dice ai ragazzi. Loro le spiegano i motivi della protesta: «Io capisco le vostre ragioni - ammette - ma fare un corteo senza dire dove vai significa manifestare per dei diritti tuoi e toglierli agli altri». Il corteo prosegue per la sua strada. Ilaria si risiede in macchina. «Ci scusiamo per il disagio. Ci scusiamo per il disagio», si sente dalla fine del tunnel. Lei, alla fine, non si trattiene: «Ecco, ci prendono pure in giro, fammi chiamare la maestra, va!».

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