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A Termini 60 anni di partenze e arrivi

La stazione di Termini

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Ascesa, caduta e rinascita. La Stazione Termini taglia il traguardo di sessant'anni della sua "seconda vita", quella moderna iniziata ufficialmente il 20 dicembre del 1950. La stazione Termini, un universo stretto tra le parallele dei binari, le lunghe pensiline è ogni giorno animata da migliaia di persone: chi parte, chi arriva, chi accompagna qualcuno oppure lo viene a prendere. Nella Stazione si lavora e si vive come in un mondo che racchiude un tutto. Misterioso, affascinante e caotico. Come sono i luoghi di transito. "Misterioso" a cominciare dal nome «Termini» probabilmente una derivazione di Thermae dato che, lì vicino, ci sono quelle di Diocleziano. Altri pensano che Termini stia per "finire" come quando un viaggio in treno è giunto al capolinea. Grandi Stazioni festeggia il compleanno dell'età moderna della Stazione Termini riassumendo la storia in un po' di dati: 480 mila frequentatori giornalieri, 800 treni e una serie di servizi da renderla una vera e propria "città nella città". Oltre cento negozi aperti tutti i giorni, banche, waiting room, fast food, palestra, centro medico, saune, idromassaggi e perfino spazi completamente accessibili anche per i non vedenti. L'atmosfera che si respira sui binari, tra saluti e partenze, non è cambiata dagli Anni '50, quando Vittorio De Sica la scelse per ambientarvi l'omonimo film («Stazione Termini», 1953), ma da allora la trasformazione è stata profonda, di pari passo con il radicamento nel tessuto urbano. Oggi, per turisti e residenti, quei 225 mila metri quadrati che si estendono tra via Giolitti e via Marsala sono «il cuore pulsante, il centro geografico di Roma», snodo di bus e metro, Tav e convogli regionali. E sotto le festività natalizie diventano anche luogo d'incontro per tanti sognatori che affidano al grande albero della hall speranze e richieste per il nuovo anno sotto forma di bigliettini. La Stazione Termini è da sempre è un cantiere, in continua evoluzione come le tecnologie dei trasporti su ferro. Per un presente così imponente, che ha influenzato lo sviluppo urbano, sociale e commerciale dell'area, hanno contribuito i grandi alberghi nati per i passeggeri dei treni, gli eleganti caffè concerto sotto i portici piazza Esedra, i grandi negozi. Tutti elementi che hanno dato una impronta leggendaria ancora visibile in molti edifici. Una zona con un grande passato e proiettata nel futuro. Senza la Stazione Termini questa parte di città non si sarebbe sviluppata coniugando accoglienza e direzionalità. Grazie alla costante riqualificazione Termini ha trascinato in un recupero socio-urbanistico gran parte di una vasta area per anni evitata perfino di giorno dai romani. Ma una grande storia non potrebbe nascere senza un passato illustre. Il centro del sistema ferroviario nasce nel 1856 con la Roma-Frascati mentre la Stazione risale al 1860 quando a Pio IX fu presentato un progetto che solo nel 1874 sarà ultimato e operativo. A caratterizzare la "vecchia" Stazione l'Orologio collocato sul fronte della tettoia, talmente famoso al punto che i romani nel darsi appuntamento alla stazione dicevano semplicemente «Ci vediamo sotto l'orologio». Nel 1937 in vista dell'E42 (Esposizione Universale) la Stazione fu ricostruita su progetto di Angiolo Mazzoni del Grande. E fu tutt'altra storia. Nel 1950 venne realizzato il nuovo fronte con la galleria, i caffè e la pensilina a sbalzo detta «il dinosauro». L'orologio per gli appuntamenti era scomparso da un pezzo. Poi, per fortuna, arrivò Claudio Baglioni che nel 1976 fece palpitare tanti cuori innamorati sotto la «Lampada Osram» di fronte alla Stazione, in un sabato pomeriggio.

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