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C'è il pericolo di altre violenze

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Anchese l'obiettivo era evitare lo scontro fisico tra forze dell'ordine e manifestanti, uno scontro invece cercato e ottenuto da questi ultimi. Il prefetto Giuseppe Pecoraro fa un bilancio dell'ordine pubblico in occasione delle proteste di martedì. E il suo giudizio è positivo. «Il dispositivo flessibile ha funzionato e per questo, se in futuro dovessero esserci segnali preoccupanti per altre manifestazioni, lo rimetteremo in atto», ha detto. Pecoraro ha spiegato che si «mirava ad evitare il contatto fisico, che invece da alcuni manifestanti è stato voluto. Le forze dell'ordine hanno sopportato molto per far sì che la loro iniziativa non fosse intesa come un'azione violenta o una provocazione. Le forze dell'ordine hanno dovuto tollerare». E il Prefetto ha lanciato l'allarme su un bis di violenza. «Andiamo incontro a giorni difficili. La crisi economica persiste ed è imminente la discussione del decreto Gelmini al Senato. Per cui non posso escludere altre manifestazioni. L'auspicio è che «ci sia una manifestazione pacifica del dissenso». Ma «siamo pronti a confrontarci e lo faremo sempre», ha aggiunto. Pecoraro ha sottolineato che «la protesta e il dissenso sono un diritto costituzionale, ma sovvertire le regole democratiche con la violenza è qualcos'altro. Ieri c'è stato questo segnale. Oltre agli studenti e agli esponenti dei centri sociali romani, sono arrivate persone anche da altre parti d'Italia. E tra i manifestanti c'era anche chi forse non era più uno studente». Il Prefetto ha negato l'esistenza di una «zona rossa». C'era, ha spiegato, «solo un dispositivo flessibile per proteggere l'area di Montecitorio. Un dispositivo partito alle 10.30. I cittadini potevano comunque entrare, andare al ristorante, a comprare o tornare a casa. Chi voleva passare poteva farlo, ma non chi voleva aggredire l'istituzione e voleva impedire l'accesso a chi doveva andare a votare». Pecoraro ha poi fatto notare che i manifestanti usano sempre più spesso le nuove tecnologie ed è sempre più difficile prevedere gli spostamenti dei gruppi nelle manifestazioni. L'avvento di telefonini e social network vengono usati dai giovani per stabilire, anche in tempo reale, le modalità della protesta, e costituiscono un aspetto in più da considerare per coloro che sono chiamati a garantire l'ordine pubblico. «Oggi - ha concluso Pecoraro - ci sono dei mezzi di comunicazione che prima non c'erano. Attraverso il web, social network come Facebook, i telefonini, i messaggi passano da una parte all'altra in modo tale che ci si organizza anche istantaneamente. È così che se un gruppo di 10 persone che sono vicine decidono di spostarsi a piazza del Popolo e immediatamente trasmettono questa comunicazione a loro conoscenti in fondo al corteo. Così si mette in atto una forma di trasmissione delle decisioni istantanea». Mau. Gal.

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