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Riparte da Tor Vergata la lotta all'Alzheimer

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Riparte dall'Università di Tor Vergata la lotta dei ricercatori italiani all'Alzheimer. Nell'ateneo romano un team di italiani ha scoperto la molecola che erode la memoria, precisamente nella forma ereditaria della demenza, causata da mutazioni che ricorrono all'interno di nuclei familiari: la molecola «divora-memoria» è la caspasi-3, che distrugge le «sinapsi», i ponti tra neuroni in cui sono custodite le informazioni via via memorizzate nel cervello. La scoperta, resa nota sulla rivista Nature Neuroscience, si deve a ricercatori Telethon guidati da Francesco Cecconi presso l'Irccs Fondazione Santa Lucia e Tor Vergata. Anche se i casi ereditari di Alzheimer sono la minoranza, la scoperta può avere ricadute importanti per la comprensione della demenza comune che in Italia colpisce mezzo milione di persone. Gli esperti hanno studiato topolini con una forma ereditaria di Alzheimer dovuta a una mutazione genetica e visto che in concomitanza della comparsa dei primi sintomi della malattia, nell'ippocampo (la memoria principale del cervello) compare un eccesso della proteina caspasi-3 e a ciò corrisponde il deterioramento delle sinapsi e quindi della memoria. Infatti, quando la caspasi-3 è stata spenta da un inibitore specifico, i topolini hanno riacquistato la memoria persa. L'Alzheimer è la demenza senile più diffusa, ma «le forme ereditarie (dovute a precisi difetti genetici trasmessi in famiglia) costituiscono solo il 5-10% di tutti i casi», spiega Cecconi. Ciò nondimeno studiare le forme ereditarie può rivelarsi molto utile anche per una comprensione più generale della malattia. I ricercatori Telethon hanno scoperto che la caspasi 3 diviene particolarmente attiva nella sinapsi dell'ippocampo (custodi dei ricordi) proprio al momento della comparsa dei primi deficit di memoria nei topi malati. «È emerso che la caspasi 3 ha un ruolo determinante nella perdita delle sinapsi dei neuroni dell'ippocampo - continua Cecconi - infatti, trattati con un farmaco inibitore della caspasi, i topi malati mostrano un miglioramento della memoria molto significativo». «Il meccanismo scoperto - dichiara Cecconi - potrebbe essere valido anche per l'Alzheimer comune, non familiare», quindi lo studio è importante per la comprensione della malattia. Infine, la caspasi 3 potrebbe divenire un bersaglio terapeutico, una volta sviluppati nuovi farmaci agili e potenti in grado di superare la barriera emato-encefalica e penetrare nel cervello. La scoperta potrebbe anche portare alla messa a punto di un test precoce per diagnosticare la malattia quando ancora è asintomatica, magari attraverso un semplice prelievo di sangue. «La diagnosi sarebbe davvero molto precoce - conclude Cecconi - assai prima dei sintomi gravi, al primo apparire di un modesto deficit cognitivo o mnemonico», cosa che in futuro potrebbe permettere di agire tempestivamente bloccando la progressione del male.

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