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Alemanno raccoglie la sfida "Via gli assunti illegalmente"

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Alle 10 l'ex Aula Magna del Palazzo dei Congressi dell'Eur di Roma è già piena e gli stewart faticano a bloccare le persone che vorrebbero entrare. Li indirizzano verso il video allestito all'esterno ma qualcuno mugugna e si agita: «Non abbiamo fatto un sacco di chilometri per vedere la televisione». All'interno, chi ha conquistato un posto a sedere spiega: «Sono qui dalle 7». Forse è un'esagerazione, ma è indubbio che la manifestazione a sostegno del governo e di Silvio Berlusconi organizzata dal coordinatore regionale del Pdl laziale Vincenzo Piso e dal suo vice Alfredo Pallone ha raggiunto l'obiettivo di mobilitare il popolo del centrodestra. I due passeggiano sul palco in attesa che i big del partito raggiungano la prima fila. Arriva il sindaco Gianni Alemanno. La platea applaude, qualcuno urla «non mollare» e si capisce subito che non sarà una manifestazione uguale a quelle che si stanno svolgendo un po' ovunque in Italia. Perché i militanti che hanno raggiunto l'Eur lo hanno fatto sì per sostenere il premier in vista del voto di fiducia del 14 dicembre, per «difendere» il loro voto dai ribaltonisti, ma anche per esprimere la propria vicinanza al primo cittadino della Capitale finito sulla graticola per la vicenda di "parentopoli". Alemanno non si nasconde. Ai cronisti che lo assediano al suo arrivo spiega che «si è fatto un gran polverone su una situazione molto meno grave di quello che appare». E assicura: «Oggi prenderemo degli impegni con il nostro elettorato, ma non è certo la sinistra che si può mettere sul banco degli accusatori. Devono stare tranquilli, perché hanno ben altre situazioni rispetto alle nostre. Noi faremo di tutto per dare regole nuove, ma questa è una vicenda montata». Poi, a chi gli chiede perché non abbia vigilato sulle assunzioni in Atac e Ama, risponde: «Non fa parte dei compiti di un sindaco seguire le assunzioni. Esistono degli amministratori delegati e delle responsabilità. Quelle responsabilità saranno accertate e chi ha sbagliato pagherà». Insomma a 48 ore dal voto che potrebbe decidere le sorti del governo c'è un filo che lega il Cavaliere e il sindaco di Roma. Entrambi sotto tiro. Dell'opposizione, ma anche degli ex compagni di partito. Perché se le pubbliche accuse hanno come obiettivo principale la sinistra, nei corridoi del Palazzo dei Congressi sono in molti a pensare che dietro l'attacco ad Alemanno si nasconda «qualcuno di Fli». «La sinistra ha governato questa città per 14 anni - spiega un deputato del Pdl dietro promessa di anonimato - perché dovrebbe sollevare un caso che quasi sicuramente si trasformerà in boomerang?» In ogni caso il sindaco non appare preoccupato. Sul palco si susseguono gli interventi: Antonio Tajani, Roberta Angelilli, Giorgia Meloni, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Renata Polverini. Il sottosegretario Francesco Giro, tra gli applausi, urla «giù le mani da Gianni Alemanno, giù le mani dal sindaco di Roma e dalla città dei romani». Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto gli esprime la sua solidarietà. Il gran finale è tutto per Gianni. Poco dopo le 13 Piso lo invita a prendere la parola. In sala si alza il grido «Alemanno! Alemanno!». Sventolano tricolori e bandiere del Pdl. Il primo cittadino parte piano. Ringrazia per «l'affetto e la vicinanza». Tocca le questioni nazionali. Poi passa a "parentopoli". Ricorda di aver ereditato un città «coperta da debiti e in dissesto finanziario» e anche 2000 precari, oggi stabilizzati, «che da anni aspettavano la dignità di un lavoro stabile». Di aver salvato «società fallite» come l'Ama. Spiega che oggi Atac «è una grande azienda pubblica che negli ultimi due anni ha ridotto i dipendenti, non li ha aumentati». Insomma, incalza, «non possiamo essere messi sul banco degli accusati da una sinistra che non ha dignità morale». È un fiume in piena. E rilancia: «Noi accettiamo la sfida. Se qualcuno ha violato le regole dovrà pagare. E se qualcuno è stato assunto illegalmente dovrà lasciare il posto di lavoro». La platea applaude e Alemanno assume pubblicamente l'impegno di introdurre «regole nuove». «Dobbiamo imporre concorsi trasparenti in ogni contesto pubblico in cui si assume - avverte -. Ho parlato con il ministro Brunetta: da gennaio vareremo, per la prima volta in tutta Italia, norme così chiare che neanche l'ultimo degli assunti potrà avere ombre alle proprie spalle». «Questo impegno - continua - non lo dobbiamo ai politici o ai grandi media. Lo dobbiamo a voi. Non cercheremo capri espiatori, non getteremo teste in pasto a Tizio o Caio. Continueremo sulla strada del cambiamento e di nuove regole, perché mai più Roma e l'Italia devono essere riconsegnate a una sinistra che ha fallito da ogni punto di vista». La sala esplode. Alemanno scende dal palco e raggiunge l'uscita. La gente lo ferma e lo incoraggia. Il popolo è con lui.

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