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La rabbia degli autisti «Se so' magnati tutto»

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Ilmio capo c'ha la figlia in Atac, l'altro capo pure. Ora se ne parla sui giornali ma si sapeva da tempo». Mauro Lombardo, 29 anni, un dipendente dell'azienda capitolina non ha peli sulla lingua a parlare del caso parentopoli. Forse perché, come lui stesso spiega, si è appena «licenziato per andare a vivere in Costarica» e il 31 dicembre è il suo ultimo giorno di lavoro. Ma allo storico deposito tram di Porta Maggiore, quello immortalato dal film di Pietro Germi «Il ferroviere», l'humor di diversi suoi colleghi, non è diverso. Poche facce neorealiste, molti giovani, molta indignazione. «Gira voce che abbiano assunto 800 impiegati - dice Andrea - mentre noi autisti siamo almeno 50 in meno e per questo motivo non ci danno nè congedi, nè ferie. Ma con quale criterio un'azienda di trasporti assume tanti impiegati e non autisti?». Fino all'esplosione dello scandalo "parentopoli", spiega Andrea, «delle raccomandazioni c'erano solo le voci. Quando giravano le chiamavamo "Radio Binario" ma il fatto che ci fossero era evidente: quando vedi gente che avanza improvvisamente ti poni il dubbio, no? Quando sono entrato io, nel 2004 - prosegue - al deposito di Porta Maggiore eravamo 500 autisti, ora siamo meno di quattrocento e abbiamo grandi difficoltà, questo è il nostro vero problema». «Di parentopoli sicuramente avevamo qualche sentore - dice un altro autista che preferisce non dire neanche il nome di battesimo - ma non fino a questo punto. L'hanno fatta un po' troppo grossa». «Se so' magnati tutto - afferma ancora un altro - Io sto qua dal 2004, lavoro 39 ore settimanali e vengo pagato 960 euro al mese. Il dramma è che "i figli di..." non vengono assunti a 1.000 euro come noi, diventano quadri. Parentopoli? È uno scempio ma non è uno scempio di oggi. Sono veramente contento che che se ne parli ma resto convinto che sotto ci siano precisi fini politici».

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