di SIMONA CAPORILLI Oggetti, utensili e il «Magnifico cratere» in bella mostra.
C..È ciò che si può osservare nell'esposizione nella Sala delle Bandiere di Palazzo del Quirinale, la «casa degli italiani», come l'ha definita il Presidente Napolitano. Un Palazzo che apre eccezionalmente le sue porte al pubblico di tutte le età. Il «Magnifico cratere» meriterebbe un capitolo a parte. Proveniente dalla Serbia, è stato restaurato in Italia grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza e, tra gli altri, della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, per un allestimento presentato ieri, curato dal consigliere Louis Godart, con l'organizzazione dell'Associazione Civita. L'oggetto è l'emblema della collezione greca del Museo Nazionale di Belgrado. È da lì, infatti, che proviene. Ci sono voluti tre anni per riportare il «Cratere» agli antichi splendori: restaurandolo, eseguendo operazioni di pulitura. Ritrovato nei pressi di Ocrida da una missione archeologica jugoslava del 1931, è documento altissimo della toreutica greca arcaica, insieme a un analogo recipiente proveniente dalla medesima necropoli, ora presso le collezioni del Museo Archeologico di Sofia, in Bulgaria. Nella Sala delle Bandiere, nei pressi del «Magnifico cratere», ci sono altri due crateri bronzei coevi, che possono essere osservati e confrontati. Sono di manifattura magno-greca, esemplari prossimi al vaso di Belgrado. «Il "Magnifico Cratere" - ha scritto Godart - era in precarie condizioni di conservazione e manifestava problematiche di tipo strutturale, a causa dell'obsoleta configurazione del supporto sul quale risultavano collocati i frammenti bronzei originali. Il programma di restauri - ha continuato Godart - e di studi prevedeva, oltre alla necessaria documentazione fotografica, una serie di indagini scientifiche volte alla definizione e alla realizzazione delle leghe metalliche, all'analisi dei residui di terra i fusione, alla pulitura dei brani bronzei, all'identificazione dei processi di esecuzione delle varie parti costituenti l'opera». «Perché i greci avviarono fiorenti commerci con i Balcani?». Questo si è chiesto lo studioso, secondo il quale bisogna guardare con rinnovata attenzione alle tratte commerciali praticate da quel popolo alla ricerca di materie prime per i propri raffinati artigiani. È infatti seguendo la via delle ambre che si può dar conto della presenza del prezioso manufatto che - ha sottolineato Giovanna Bandini coordinatrice del restauro - aveva principalmente una funzione rituale-funeraria. La mostra sarà aperta a partire da domani e potrà essere visitata fino al 6 febbraio. L'ingresso è libero. Info: www.quirinale.it.