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La Corte dei conti nel mirino della sinistra

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.Così Mario Di Carlo, consigliere regionale del Pd, ex presidente Atac ed ex assessore alla Mobilità del Campidoglio ha bollato in una dichiarazione rilasciata a La Repubblica, il rinvio a giudizio della Corte dei conti sulla gestione dell'azienda del trasporto pubblico capitolino. È l'ennesimo colpo di scena sullo scandalo delle assunzioni facili in Atac, una guerra che si sposterà presto dalla politica alle aule di tribunale. «Le dichiarazioni rilasciate da Mario Di Carlo, in merito al rinvio a giudizio chiesto dalla magistratura contabile, per le vicende riguardanti l'acquisto a fine anni 90 dei jumbotram e di 50 bus M230 Bredamenarini, lasciano quantomeno perplessi - ha risposto il deputato Pdl, Vincenzo Piso - non si può bollare come politica una decisione della magistratura contabile, che riguarda una vicenda nota a tutti gli addetti ai lavori, e che mette sotto i riflettori una delle questioni che ha nel tempo contribuito a fallare l'esercizio del TPL romano: un acquisto di 76 tram che costò all'amministrazione 360 miliardi di lire, più i circa 30 miliardi per i 50 Bredamenarini mai entrati in servizio». E se l'ex assessore ai Trasporti del Lazio, il deputato Francesco Aracri, parla di un polverone alzato dalla sinistra per coprire «gli altarini», il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni torna a chiedere le dimissioni dell'assessore Marchi. Intanto, come sottolineato ieri da Il Tempo, i sindacati tacciono. Sarà che la parentopoli riguarda anche tutte le sigle sindacali. A non tacere più però sono i dipendenti «normali», quelli cioè che non hanno avuto spintarelle e che negli ultimi anni sono stati messi cortesemente da parte per fare posto «a signorine e signorini che appena entrati hanno preso posti di comando». L'ennesima email di un dipendente definisce l'Atac «un feudo compatto di voti»; un altro parla di 80 cause in corso per inquadramenti del personale non corretti all'interno degli uffici. «Mi hanno demansionato un paio di anni fa - ci scrive un altro dipendente - adesso ci sono 15 persone a svolgere il lavoro che io facevo da solo». Di politico in questo c'è sicuramente di più rispetto a un procedimento contabile messo in piedi dalla Corte dei conti.

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