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La divina tutta italiana

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diCARMINE MASTROIANNI «Eleonora Duse. La sua recitazione, anche quella delle mani, è favolosamente fine, sensibile e trascinante; la sua meravigliosa voce è capace di ogni sfumatura e riesce ad essere commoventemente infantile o far gelare il sangue nelle vene». Hermann Hesse ritraeva così Eleonora, tanto che queste poche righe basterebbe da sole ad evitare lo spreco di altro inchiostro, eppure... Domani al Complesso del Vittoriano il Presidente Giuliano Amato inaugurerà la mostra: «Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo» 3 dicembre – 23 gennaio 2011, ingresso gratuito, allestita da Comunicare Organizzando nell'ambito delle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia con il contributo dell'Archivio Duse, della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, del Museo Teatrale del Burcardo in Roma e del Museo Civico di Asolo. Dipinti, costumi di scena, fotografie d'epoca, locandine, lettere, oggetti personali permetteranno di tuffarsi nella vita privata e professionale di questa tormentata donna da palcoscenico e con lei ripercorrere uno scorcio importante della storia nazionale dall'Unificazione al Fascismo. Eleonora era nata a Vigevano nell'ottobre del 1858 all'ombra di quel castello ducale ancora animato dallo spirito lombardo di Ludovico il Moro. Nelle vene della bimba però scorreva sangue chioggiotto insieme ad un'innata passione per il teatro ereditata da una famiglia di apprezzati attori girovaghi: a soli quattro anni già interpretava «una buffa Cosette» nella messa in scena dei Miserabili di Victor Hugo. La fama la attendeva sul palcoscenico del Teatro dei Fiorentini di Napoli e non l'avrebbe più abbandonata così come i mille pettegolezzi dovuti alle relazioni sentimentali con i suoi sempre nuovi compagni di scena: aveva già avuto un figlio da Martino Cafiero e una figlia dal matrimonio con Tebaldo Cecchi; si era tuffata fra le braccia del minorenne Arturo Dotti e poi in quelle della scrittrice Lina Poletti e della ballerina americana Isadora Duncan. Due tuttavia furono gli amori fatali di Eleonora: Arrigo Boito e Gabriele D'Annunzio. Il primo la corteggiò disinteressatamente e passionali furono i loro incontri nel panoramico castello di San Giuseppe, ad Ivrea, proprio come quelli di Antonio e Cleopatra, un dramma che lo Scapigliato padovano aveva appositamente adattato per lei. Seguiva immediatamente il dandy pescarese e il nido d'amore si trasferiva sulle colline fiorentine e le spiagge delle Versilia. I due si erano incrociati al teatro Valle di Roma e subito si era accesa la scintilla: per dieci anni la Duse offrì a D'Annunzio fama internazionale e tanti, tanti soldi; il poeta la ripagò immortalandola nel Fuoco e nei versi dell'Alcyone fino a ad affidarle i ruoli di Francesca da Rimini e della Figlia di Iorio. Eleonora si ritirava dalle scene in pieno turbinio futurista, avendo già dato l'addio al fedifrago Gabriele. Girava in piena Grande Guerra il suo unico film, Cenere, tratto da un romanzo di Grazia Deledda poi un ultimo battito d'ali nel teatro di Pittsburg. Per chi desidera omaggiarla con un fiore occorrerà recarsi nel cimitero di S. Anna ad Asolo; per chi vuole semplicemente ammirarla basterà scrutare nel cielo la luminosa aura di Venere: là si trova un maestoso cratere a lei dedicato.

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