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La giornata nera dei negozi

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Incassozero. O poco più. È il minimo comune denominatore dei commercianti del centro storico, che in una giornata dominata da scioperi e manifestazioni si ritrovano blindati dentro i negozi senza clienti da servire. I turisti non si vedono. I romani si tengono alla larga dalle vie dello shopping. Ma intanto i costi delle attività galoppano. Luce, magazzino, affitto, dipendenti. E proprio nel momento in cui arriva il periodo più florido: Natale. Insomma, la giornata dei negozianti è contrassegnata dal segno «meno». Per strada sfila il popolo anti-Gelmini. Via del Corso e tutte le sue arterie sono off limits. L'area attorno a Palazzo Chigi neanche a dirlo. Chi alle dieci del mattino alza la serranda di negozio dentro Galleria Colonna non vedrà un cliente fino a sera. E la protesta dei commercianti, stanchi di un calendario di cortei e manifestazioni troppo fitto, stavolta esplode. Seduti tra le montature Ray Ban, Gucci e Porsche dell'Ottica La Barbera ci sono Massimo e Carola. Chiacchierano. Appena entriamo si voltano sperando in un cliente. Ma è l'ennesima delusione della giornata: siamo giornalisti. «Oggi non è entrato nessuno, è una situazione incredibile - spiega Carola -, si sono affacciati solo gli altri commercianti per chiedere se avessimo battuto qualche scontrino». La risposta è scontata: «No». «Certo che a saperlo - ribatte Massimo - stavamo chiusi. Anche perché arrivare qui non è stata un'impresa facile. Abbiamo dovuto passare i controlli, ci hanno chiesto i badge. Ma quali badge? Mica lavoriamo al ministero noi, abbiamo un negozio». «Senza contare che anche il metrò è rimasto fermo in alcuni tratti e l'arrivo sul posto di lavoro è stato ancor più complicato. Alla fine siamo riusciti ad aprire - dice Carola - ma i rappresentanti con cui avevamo appuntamento non hanno potuto raggiungerci, idem per i clienti. Vi dico che noi in una giornata così abbiamo buttato almeno 800 euro. Tra costi d'affitto e personale volano via 500 euro solo per aprire la porta. Quando venne Bush a Roma non ci fu tutto questo casino». Le misure di sicurezza in Centro, infatti, sono severissime. «Il fatto grave - sottolineano da C'Art - è che non ci hanno avvertito che c'era questa situazione». Da Avirex spiegano che «non sapevano delle proteste. La Galleria Colonna non ha avvertito, nessuno ha avvertito». Anche tra gli oggetti più sfiziosi del negozio Tech It Easy non si vede un cliente. «Una giornataccia - dicono Stefano e Daniela -. Clienti zero. Potevamo stare a casa. E poi questi blocchi esagerati, con i furgoni che ti sbarrano la strada. Qui ci sono sei dipendenti. Sapete quanto ci costa una giornata così? Duemila euro. E senza poter ricavare nulla. E dovrebbe essere un buon periodo per noi, perché siamo sotto le feste!». Nel negozio di calzature da uomo poco più in là Katia ed Evelina spiegano che «oggi abbiamo fatto il 95 per cento in meno di vendite rispetto a una giornata normale». Anche da Pinko la responsabile si lamenta: «Una giornata persa - racconta Tatiana -, sono entrate due persone al massimo. È un peccato perché è un mese in cui il mercato rialza la testa. Speriamo almeno che queste proteste servano a qualcosa». Dietro il bancone di Nannini neppure Simona è contenta: «Avevano detto che alle 14 sarebbe finito il caos e invece sono le 18 e tutto è ancora fermo. Stamattina non ci facevano entrare in Centro, ho cambiato strada cinque volte per raggiungere la Galleria. Non si può perdere il guadagno di una giornata prenatalizia. Per noi queste proteste vogliono dire non incassare l'80 per cento di un giorno normale». Pure le edicole restano a secco. All'angolo di Largo Chigi Ivano e Modesto tirano le somme: «Bah, abbiamo venduto al massimo dieci copie da stamattina». Altro che lotta alla crisi.

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