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Braccio di ferro sui rifiuti

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I nodiTorna in auge l'ipotesi Allumiere. Il Comune vorrebbe un quinto impianto

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.La presentazione del Piano rifiuti - approvato dalla Giunta, nei prossimi mesi approderà in Consiglio - non ferma il ping pong tra Campidoglio e via Cristoforo Colombo. Il nodo principale riguarda la chiusura di Malagrotta (in deroga da anni, era prevista per il 31 dicembre, ma subirà un'ulteriore proroga e non chiuderà probabilmente prima del 2013) il sito dove sorgerà la discarica. La Polverini prima dell'approvazione del nuovo Piano aveva più volte ribadito che «dovrà essere nel Comune di Roma, altrimenti decidiamo noi». Un atteggiamento in linea con quello dell'ex governatore Marrazzo. Ma l'accorpamento di Ato Roma e Ato Provincia in un unico ambito territoriale cambia gli scenari. Così ieri mattina davanti alla commissione Ecomafie, Alemanno ha chiamato in causa la Regione, tornando ad auspicare un procedimento di «evidenza pubblica», al quale potranno partecipare sia Comuni che privati, e che «non andrà deserto». Poi deciderà la Regione, ma «noi faremo almeno tre o quattro proposte». La Polverini (che ha dato la propria disponibilità ad aiutare Napoli ad uscire dall'emergenza), non ha escluso nulla, precisando: «Questi sono tecnicismi su cui dobbiamo ancora confrontarci, la modalità della gara è possibile». Ma sempre su Malagrotta Alemanno ha incalzato: «La Regione favorisca la presenza di Acea e Ama nel nuovo sito»: quella stessa Ama di cui ieri il sindaco ha annunciato la vendita del 40%, senza dirsi contrario a un eventuale coinvolgimento del proprietario di Malagrotta, Manlio Cerroni: «Non lo vediamo male, è un ottimo imprenditore». La partita resta comunque ancora tutta da giocare. Il Comune di Roma non può indicare una collocazione alternativa al di fuori del proprio territorio e il Piano rifiuti tecnicamente permette di individuare la nuova discarica all'interno dell'hinterland romano. Torna in auge l'ipotesi Allumiere. Il Piano rifiuti, inoltre, fissa anche i tetti per la raccolta differenziata, conformandosi alla normativa comunicatira. Secondo Alemanno ci sono problemi collegati «al numero di abitanti di Roma e alla sua conformazione urbanistica. La volontà politica non manca, ma ci sono difficoltà oggettive». Per questo anche dopo il 2011 servono, tanto per iniziare, i 12 milioni che ogni anno la Regione finora ha girato al Comune per la differenziata. Il sindaco si è appellato «al pragmatismo e al realismo di tutte le istituzioni e le forze politiche. No all'ideologismo: è utopia pensare che si possa passare dall'attuale situazione alla differenziata piena. Serve gradualità, dobbiamo procedere su piani paralleli». Faciel leggere tra le righe una richiesta di deroga per costruire un nuovo termovalorizzatore, previsto dal Piano rifiuti in caso di mancato raggiungimento del 65% di differenziata. Sui fondi la Polverini s'è detta possibilista: «È evidente che tutti i Comuni avranno le risorse. Ideologismo? C'è, ma da parte dell'opposizione. Il sindaco ha già detto che il nostro è un buon Piano, che prevede di procedere in altro modo se non si raggiungesse la percentuale di differenziata». Insomma, sui rifiuti l'asse Polverini-Alemanno mostra da tempo qualche crema. Interessi contrapposti sui quali il capogruppo Pd alla Pisana Esterino Montino ha commentato: «Il problema rifiuti la Polverini ce l'ha con Alemanno: il Piano serve solo a prendere tempo. Chi dice che alle province si tolgono ospedali per dare monnezza dice il vero. Alemanno dice che l'individuazione del nuovo sito non è più compito suo, e chiede deroghe su deroghe. Regione e Comune stanno chiedendo al Governo di fissare la differenziata al 35%. Tutti lavorano per il 65%, Alemanno vuole un Piano suo. Questo Piano non evita l'emergenza, ma crea le condizioni perché si avveri».

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