Roma non è Napoli
Un unico Ato regionale con cinque sub-Ato, uno per provincia; quattro termovalorizzatori e otto linee di smaltimento; differenziata al 60% entro il 2011. È quanto prevede il nuovo Piano rifiuti della Regione, presentato ieri dalla governatrice Renata Polverini e dall'assessore Pietro Di Paolo. Il piano riprende quanto di buono contenuto in quello stilato, ma mai attuato, dall'allora commissario ad acta Piero Marrazzo nel giugno 2008. La sostanziale novità consiste nell'accorpamento dell'Ato Roma e dell'Ato Provincia di Roma in un unico ambito territoriale, che consentirà al Campidoglio di individuare fuori dal proprio territorio il sito dove sorgerà il dopo-malagrotta. I rifiuti urbani di Roma rimarranno però sul territorio della sua provincia e non potranno essere spostati negli altri Ato. Il piano individua un solo Ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti urbani, coincidente con l'intero territorio regionale, ma vengono individuati cinque sub-Ato entro i quali organizzare i servizi di raccolta di rifiuti urbani e garantire l'autosufficienza degli impianti di selezione dei rifiuti urbani indifferenziati. I sub-Ato corrispondono, con alcune distinzioni, ai territori provinciali avendo introdotto il principio di prossimità. Nella Provincia di Roma vengono inclusi i Comuni di Paliano e Anagni ma non Anzio e Nettuno che ricadono nel territorio di Latina. «In questo modo - commenta l'assessore Di Paolo - contiamo di semplificare il sistema di raccolta e smaltimento, rendendolo più efficace ed economico. Non ci sarà l'esodo dei rifiuti romani per il Lazio, quelli della Capitale resteranno nel sub-ambito di pertinenza». Il piano prevede poi quattro tipologie di territorio per demografia ed estensione urbana, quattro diversi modi di trattare la raccolta differenziata nell'ambito di un macro-piano unico, valido per tutti i Comuni. Il piano prevede che per la Capitale, in futuro, il sistema domiciliare di raccolta sia applicato all'organico, al verde, alla carta, alla plastica degli imballaggi, ai beni durevoli. Il vetro resterà stradale, mentre per gli altri rifiuti si useranno gli ecocentri. Stessi criteri per le Aree A (Comuni sopra i 30 mila abitanti, alta densità); per le Aree B (Comuni tra i 30 e i 5 mila abitanti, media densità), la raccolta domiciliare riguarderà l'organico e il verde, mentre carta e imballaggi in plastica saranno di prossimità. Stradale il vetro, mentre per beni durevoli e altri rifiuti sarà necessario raggiungere un ecocentro. Nelle Aree C, infine, (Comuni sotto i 5 mila abitanti, a scarsa densità abitativa), le raccolte di organico e verde saranno di prossimità (solo nei centri urbani), mentre per carta, vetro e plastica da imballaggi sarà stradale. Oggi, inoltre, su una produzione di circa 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno 2,7 vanno in discarica, oltre l'80%. Troppo: il nuovo piano rifiuti punta a portare, nell'ipotesi peggiore, solo un milione di tonnellate, circa un terzo di quanto avviene adesso. Punto qualificante del piano è l'utilizzo residuale delle discariche, dove confluiranno solo rifiuti trattati, come impone la direttiva Ue. «La vecchia amministrazione - dice Di Paolo - voleva approvare un piano basato su discariche: noi le riduciamo». Il nuovo piano rifiuti prevede poi come obiettivo al 2011, secondo la normativa, il 60% di differenziata. Nel 2008 era al 15%, oggi è al 21%. Se l'obiettivo del 60% di raccolta differenziata non sarà raggiunto si aprirà «uno scenario di controllo» che porterà all'«aumento della nostra capacità di termovalorizzazione». L'attuale piano, infatti, prevede per il momento lo stesso numero di termovalorizzatori del vecchio piano, quattro, ma in caso di eccesso di rifiuti, che Di Paolo ipotizza in «300 mila tonnellate in più», si avvierebbe la costruzione di un impianto di termovalorizzazione medio o due piccoli. «Non vogliamo neanche immaginare che il Lazio si trovi per colpa della precedente giunta come la Campania. Da oggi creiamo le condizioni perché questo non avvenga - spiega la Polverini - Ora comincia la concertazione con le parti sociali. Mi aspetto un senso di responsabilità diverso da quello che abbiamo visto nel caso del piano sanitario». La Polverini poi aggiunge: «Un unico Ato Regionale è una scelta politica, perché così potremo trattare tutte le Province in modo omogeneo e in caso di emergenza saremo autosufficienti». Le parole chiave del nuovo piano, secondo la governatrice, sono «prevenzione, riduzione e legalità», grazie anche all'intensificazione della collaborazione con il Noe. «Gli obiettivi principali del piano sono la chiusura del ciclo dei rifiuti e l'emancipazione dal sistema delle discariche, ma la bella novità, culturalmente qualificante, è la parte del piano che riguarda la prevenzione e la riduzione, rivolta a tre soggetti principali: le famiglie, le imprese e la pubblica amministrazione», conclude Di Paolo.