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Lando tricolore

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diLIDIA LOMBARDI «A causa di scioperi proclamati da Cgil, Cisl, Uil, Fiom e Gilda lo sbarco dei Mille è per il momento annullato...»: l'annuncio coglie di sorpresa il garibaldino numero 997 che affannosamente sta cercando tre volontari per arrivare a mille. Il garibaldino in questione è Lando Fiorini, sul palco del Puff, il più romano dei cabaret romani che, con il nuovo spettacolo, lancia uno sguardo tagliente su centocinquant'anni di Unità d'Italia. Per la stagione 2010-2011 il Puff propone quest'anno Lando Fiorini protagonista di «Sfracelli d'Italia», di Delle Donne, Borrelli, Fiorini con Camillo Toscano, Loretta Rossi, Laura di Mauro, musiche di Vincenzo Romano con la regia dello stesso Fiorini. Ieri sera la prima che è stata accolta con applausi e risate. Il sipario si apre con Camillo Toscano, Loretta Rossi e Laura di Mauro vestiti ognuno con uno dei colori della nostra bandiera: rosso, bianco e verde e ognuno afflitto dai suoi problemi: la bella Loretta Rossi, ad esempio, quella vestita di verde, è tormentata da un senso di... allontanamento dagli altri colori. E per spiegare questo «stare da una parte» sbotta nella battuta: «Lavoro, guadagno, pago, pretendo...» che è una cantilena che si sente (o almeno si sentiva) spesso al Nord. E arriva subito la controbattuta: «Da quando il verde ha conosciuto Bossi è convinto di poter fare bandiera da solo...». Nello spettacolo Fiorini si è ritagliato una serie di interventi salaci attorno a questi tre colori che sembrano proprio non volere andare d'accordo. Come d'altronde l'intera Italia sembra non volere andare d'accordo con se stessa. A proposito di lavori pubblici, ad esempio, c'è la scenetta sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, con l'operaio che si affaccia da una buca e domanda: «Ma 'st'autostrada la state a fa' o la state a cerca'?» Tutto in rigorosissimo dialetto romanesco. Ma in Italia, raccontano dal palco, ci sono anche le cose che vanno bene: ad esempio si imparano molto bene le lingue. C'è un ottimo ateneo di lingua brasiliana a... via Gradoli (finita più volte sulle pagine dei giornali perché sembrano abitarci tutte le trans carioca di Roma). Si impara molto bene anche il rumeno (a via Flaminia). Chi invece vuole studiare il cinese deve solo procurarsi le... pagine gialle. Frizzi, lazzi e storielle a raffica con Fiorini che si «materializza» una volta vestito da eroe in camicia rossa (appunto il numero 997) o in divisa da metalmeccanico inevitabilmente in agitazione. Ma Fiorini che fa, non canta? Tranquilli il grande Lando fa sempre contenti i suoi ammiratori (che sono tanti), al termine dello spettacolo concede un finalino a sorpresa con qualche canzone e anche qualche barzelletta. Per non fare torto a nessuno «Cento campane», il suo successo più richiesto, la canterà ogni sera. In serbo per gli spettatori Fiorini ha anche una bella poesia di Trilussa (d'altronde il poeta de Roma di brutte non ne ha mai scritte) che declama con passione. «La maschera» ci fa interrogare tutti sulla paura che si ha nell'affrontare il futuro. Una paura che è facile esorcizzare, e il grande Lando ci dà una mano: basta una risata.

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